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La salute e l’età sono…. diseconomiche

“Bisogna trovare un equilibrio tra utilità ed economicità della prestazione sanitaria” afferma, in un’intervista oggi su La Stampa, il ministro della Salute Renato Balduzzi, il quale annuncia come la rimodulazione del ticket debba «avvenire sulla base di tre criteri: equità; trasparenza ed omogeneità; considerazione della composizione del nucleo familiare». I tre criteri saranno la base anche del nuovo sistema di esenzioni. La prende alla larga il ministro per non spiegare nei dettagli il massacro sociale che sta per abbattersi sul sistema sanitario pubblico.

A partire infatti dal 2013 sul sistema sanitario nazionale è in arrivo la cura da cavallo prescritta dal decreto di luglio (c’era ancora il governo Berlusconi) , con una sforbiciata da ben 8 miliardi di euro nel giro di due anni, cinque miliardi e mezzo saranno tagliati nel 2014, e di conseguenze sulle spalle degli utenti rischia di scatenarsi una stangata sui ticket che dovranno pagare per coprire il 40% del risparmio previsto dai tagli del governo. Nel 2013 entreranno in vigore anche i costi standard, che dovrebbero modificare i criteri di riparto delle risorse, premiando le Regioni più virtuose, ossia quelle del Centro-Nord, ma escludendo il Lazio e altre regioni del Meridione. Poi nel 2014 arriveranno i tagli da quasi 5,5 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale,Le Regioni dovranno chiedere agli utenti del servizio sanitario contributi ancora più salati degli attuali su visite specialistiche, analisi, accertamenti diagnostici e farmaci ma dovranno anche introdurre nuovi ticket, come quello sui ricoveri. I governatori delle regioni hanno iniziato a discuterne la scorsa settimana con il Ministro della salute, Renato Balduzzi un nuovo “Patto per la salute”, in vista del quale le stesse Regioni stanno mettendo a punto un loro contropiano che – almeno da quanto dichiarato – sarebbe fondato sui tagli agli sprechi piuttosto che su nuovi tickets.
In realtà si parla – di fatto – del blocco del turn-over esteso anche alle amministrazioni virtuose, acquisti di beni e servizi solo su scala regionale, chiusura di unità operative e reparti ospedalieri che erogano poche prestazioni. Volendo dare un’idea, n
el Lazio, una delle Regioni più tartassate d’Italia, già dal 2005 ad oggi sono stati tagliati 7000 posti letto, chiusi 27 ospedali sui 56 presenti e cancellati 12 pronto soccorsi. Il tutto dovrebbe poi accompagnarsi anche a una diversa modulazione delle esenzioni dai ticket, che al Ministero della salute stanno già graduando per fasce di reddito e tenendo conto del quoziente familiare, applicandoli anche all’enorme massa di prestazioni sanitarie inutili (solo i ricoveri non appropriati, secondo le stime più aggiornate, sono la bellezza di 940mila ogni anno). Tra le maggiori spese e gli sprechi della sanità pubblica, sono pochi o nulla però coloro che denunciano ad esempio il boom dei costi derivante dalle esternalizzazioni di molti servizi ospedalieri: “Ci preme poter rilevare che, spesso, il ricorso a servizi forniti dall’esterno ha comportato oneri economici maggiori di quanti ne avrebbe prodotti l’assunzione di personale a tempo indeterminato e la riorganizzazione degli stessi servizi, senza necessariamente aver migliorato la qualità” denunciava alcuni mesi il libro bianco sulla sanità della Usb. Nel dossier vengono documentati, cifre alla mano, le lievitazioni dei costi di servizi come manutenzione dei macchinari, pulizie, trasporto e immagazzinamento farmaci, gestione centrale di sterilizzazione, finanche alla gestione dei Cup per la prenotazione delle visite, aumento dei costi direttamente proporzionale al loro affidamento ad aziende private piuttosto che ai servizi interni – e pubblici – alle aziende sanitarie locali.

Si tratta dunque di un colpo doppio che si abbatterà su una quota rilevante della popolazione italiana (troppo vecchia, troppo assistita, troppo resistente per i nostri tecnici). Da un lato aumentano l’età lavorativa fino a spremere fino all’ultimo chi lavora, dall’altra riducono le prestazioni sanitarie o le rendono troppo esose. Un modo elegante e indiretto per mandarci un messaggio chiaro e forte: dovete morire, prima è, meglio è per i conti pubblici.

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