Menu

«L’economia del paese è come un’auto senza freni in discesa»

Intervista/ GIANNIS DRAGASAKIS, ECONOMISTA GRECO DI SINISTRA
«L’economia del paese è come un’auto senza freni in discesa»
Argiris Panagopoulos

ATENE
Le politiche imposte dalla «troika» distruggono la società greca e aggravano i problemi economici e sociali del paese e dell’Europa del sud, ci dice Giannis Dragasakis, economista di spicco ed ex deputato di Syriza, la coalizione di dodici componenti della sinistra greca. Il dilemma euro o dracma si utilizza per nascondere lo scontro politico e le politiche che si applicano nel paese, mentre il popolo della sinistra si aspetta dai suoi leader il superamento delle divisioni e una risposta comune alla crisi, ci dice ancora Dragasakis.
Il voto di domenica per il nuovo Memorandum ha cambiato gli equilibri politici?
Ci troviamo in una situazione paradossale. Non solo perché tanti deputati dei due grandi partiti che sostengono il governo di Papadimos non hanno votato il Memorandum, ma perché tanti di quelli che lo hanno votato non credono che risolverà niente. A parte la situazione tragica in cui ci troviamo, anche riuscendo ad applicare queste politiche, il debito non sarà sostenibile. Il debito in percentuale del Pib della Grecia nel 2020 sarà più alto del debito italiano di oggi.
Secondo lei, cercheranno di rimandare le elezioni?
Sappiamo molto bene che la «troika» non vuole elezioni in nessun paese con problemi di debito. Però, se non si fanno le elezioni, sarà molto difficile reggere per il governo di Papadimos. Nello stesso momento, per la sinistra è una deviazione dal sistema democratico il fatto che un parlamento delegittimato prenda decisioni così importanti. Il cittadino deve esprimersi e non pagare solo le conseguenze economiche e sociali che lui non ha scelto.
Come è la situazione economica del paese?
A livello economico siamo di fronte ad una vera tragedia. La recessione è incontrollata. Il sistema bancario non è capace di concedere prestiti e amministra soltanto i prestiti concessi precedentemente. L’economia greca può essere paragonabile a una macchina senza freni e in discesa. Per questo è urgente una politica per contenere la recessione e la distruzione dei posti di lavoro, come presupposto per risolvere la crisi del debito. Abbiamo proposto di non accettare i prestiti, perché prestiti e tagli non ci porteranno fuori dalla crisi del debito. Abbiamo chiesto una moratoria di tre anni per il pagamento del debito per risollevare l’economia. Dovevano indirizzare tutti i nostri sforzi per una avanzo – surplus primario o perlomeno di non avere disavanzo primario, per affrontare la recessione e adottare misure di risanamento dell’economia e del settore pubblico. Questo tipo di politiche sono state adottate nel passato. La Germania dopo la guerra ha avuto questo trattamento. Non ha pagato il suo debito fino al 1953, quando hanno fatto un accordo complessivo. Ma la Grecia o il resto dell’Europa del sud si trovano in guerra oggi? Assolutamente no. Però l’altissima percentuale della disoccupazione dice che siamo in una guerra sociale. Perché percentuali così alte di disoccupazione non le abbiamo viste mai in periodi di pace. C’è la paura che, se la Grecia cede nel seguire questa politica disastrosa, sarà un cattivo esempio. Le stesse politiche potrebbero essere applicate ad altri, aggravando la crisi dell’Europa.
La Grecia è un esperimento o un caso isolato?
Bisogna essere molto miopi per dire che la Grecia è solo un caso isolato. Le politiche che applicano in Grecia e non solo sono le stesse che hanno applicato in Lettonia. E si insiste che il modello della Lettonia rappresenti un grande successo! Però in Lettonia il 50% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Ricordo che Lettonia tra l’altro non aveva una debito alto. In Grecia si stanno sperimentando politiche che applicheranno in altri paesi. Però un ulteriore crollo dell’economia greca può alimentare un clima negativo nel resto dell’Europa. La ferita della Grecia ferisce anche gli altri, finché resta aperta.
Perché si continuano ad alimentare dubbi sulla permanenza della Grecia nelle eurozona e nella Ue?
Syriza ha una posizione molto chiara, non abbiamo posto e non poniamo il problema dell’uscita della Grecia dalla eurozona. Il dilemma euro o dracma si utilizza per nascondere lo scontro politico nel paese. Il problema non è la moneta ma chi esercita il potere, chi prende le decisioni e che tipo di decisioni. Al dilemma euro o dracma, noi rispondiamo con il bisogno di un governo di sinistra che dovrà affrontare tutto.
Un governo della sinistra, con la sinistra frantumata? La sinistra cresce in Grecia insieme alle sue divisioni …
E’ molto difficile capire dall’esterno le divisioni della sinistra in Grecia. Nemmeno io le capisco! Ho tante difficoltà per dare una spiegazione complessiva. Forse la situazione è precipitata così in fretta, che le cose non sono state assorbite e digerite dai dirigenti dei partiti di sinistra. Le diverse componenti di sinistra si erano riavvicinate per fare solo opposizione. Mentre oggi la società chiede dalla sinistra un diverso e più ampio ruolo politico. E’ un momento molto drammatico per la gente che rappresenta. Nella misura in cui la sinistra prenderà coscienza del suo nuovo ruolo e delle responsabilità che ha, forse troverà il catalizzatore per superare le sue divisioni. La pressione del popolo della sinistra è molto importante. Syriza non crede che tutte le sinistre possano avere le nostre posizioni, però la situazione è tale che bisogna trovare il modo di superare gli ostacoli e mettere tutte le forze della sinistra intorno a obiettivi comuni. Il Memorandum cancella le conquiste che hanno tenuto con sangue e lacrime i lavoratori nell’ultimo secolo. Il Memorandum rappresenta un disastro sociale e la sinistra non può più permettersi il lusso delle sue divisioni.

da “il manifesto”

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *