Menu

La Bce affoga di soldi le banche

La Bce affoga di soldi le banche

Galapagos

La Bce ha riaperto i rubinetti e «affogato» le banche europee di liquidità: sono stati assegnati 529,53 miliardi di euro nella seconda asta a 36 mesi dopo quella condotta il 21 di dicembre e che aveva portato all’assegnazione di 489 miliardi. L’ammontare assegnato ieri è superiore alle attese del mercato e stabilisce un nuovo record nella storia dell’Eurotower. L’assegnazione dei quasi 530 miliardi ha prodotto come unico risultato positivo una caduta dei tassi di interesse sul debito pubblico (lo spread Btp/Bund è sceso a circa 335 punti) mentre i listini europei hanno girato in rosso a circa mezzora dalla fine degli scambi e hanno chiuso tutte in negativo, salvo Milano con il Mib a +0,04%. Sulla caduta dei mercati azionari probabilmente hanno influito anche le affermazioni del presidente della Fed, Ben Bernanke, che ha parlato di una ripresa «irregolare e modesta» dove i segnali di una leggera crescita dovranno trovare conferme nei prossimi mesi.
La seconda Long term refinancing operation (Ltro) della Banca centrale europea ha assegnato alle banche (circa 800 contro le 523 della precedente asta) quasi 530 miliardi di euro in asta a 36 mesi. Sono prestiti che dovranno essere restituire in tre anni. Il tasso, come la volta precedente, è fissato all’1%. Il finanziamento è superiore a quanto era stato stimato (circa 470 miliardi).
Secondo vari analisti la crescita dell’importo del finanziamento è un dato positivo: significa che le banche hanno ricominciato a prestare soldi e a finanziare gli investimenti. Anche questa volta le banche italiane hanno partecipato massicciamente all’operazione con una domanda per 100 miliardi circa, dei quali 24 sono andati a Intesa Sanpaolo e 12,5 circa a Unicredit, 6 circa a Ubi Banca, 3,5 al Banco Popolare e 3, 5 a Mediobanca. «Utilizzeremo la liquidità della Bce per finanziare imprese e famiglie» ha garantito Giovanni Sabatini – direttore generale dell’Abi – in un intervento alla commissione Bilancio alla Camera. Sabatini ha, tra l’altro, sottolineato come la liquidità arrivata in dicembre «ha consentito di non ridurre gli impieghi all’economia».
Ma che succederà ora? Ci saranno altre aste della Bce? Secondo molti analisti ci sarà un’altra asta solo se i mercati andranno male. Tra l’altro, anche all’interno della Bce non manca chi si oppone alle aste sostenendo che la Banca centrale non deve perdere di vista il proprio mandato: calmierare l’inflazione.
In attesa di conoscere l’esatto ammontare della domanda al prestito di ciascuna banca, i dati complessivi indicano che questa seconda tornata di liquidità sembra aver visto una forte partecipazione anche di banche medio-piccole. Non a caso, rispetto all’asta di dicembre il numero degli istituti che ha partecipato è aumentato del 52% (da 523 a 800) mentre l’importo richiesto è cresciuto di «appena» l’8%.
I primi dati parziali mostrano come le banche italiane e spagnole sono state i maggiori utilizzatori della Ltro. La domanda dalle banche greche, invece, è rimasta bassa a causa della decisione della Bce di sospendere temporaneamente l’idoneità dei bond della Grecia come «collaterale», cioè come titoli da dare in garanzia per i prestiti. La maggiore domanda, in ogni caso, si spiega con l’allentamento delle regole sul collaterale (con l’eccezione dei bond greci) che ha permesso a un numero maggiore di banche medio-piccole di partecipare. Di più. secondo alcuni esperti, il maggiore numero di banche partecipanti potrebbe anche riflettere nuova domanda da istituti che non hanno partecipato alla prima Ltro a causa di considerazioni reputazionali. Cioè la paura di apparire in dificoltà e quindi dover richiedere l’aiuto alla Bce.
Tecnicamente, l’operazione Ltro ha durata 1.092 giorni: va regolata il primo di marzo e scade il 26 febbraio 2015, ma – come già indicato in occasione della prima asta del 21 dicembre – le banche avranno l’opzione di ripagare, in parte o tutto l’ammontare preso in prestito dopo un anno.
Sempre in giornata la Banca centrale europea ha assegnato in un’asta a 84 giorni 14,52 miliardi di dollari al tasso fisso dello 0,62 per cento. Assegnati inoltre 3,46 miliardi di dollari in asta Taf a 7 giorni al tasso dello 0,61%.

da “il manifesto”



La Federal Reserve americana invece non vede la necessità di ulteriori operazioni straordinarie di politica monetaria per sostenere la crescita dell’economia americana. Questo perché il mercato del lavoro è in miglioramento, oltre all’attività manifatturiera che sta dando segnali di accelerazione. Il tutto, in uno scenario in cui la Borsa americana è tornata ai livelli pre-Lehman e viaggia da qualche giorno stabilmente sui massimi degli ultimi quattro anni.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *