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Piano segreto per l’uscita della Grecia. Pantomima Ue

alla guida di un sistema che di “istituzionale” ha ben poco ed è preda della lobby anziché orientato “scientificamente”, i presunti leader dell’Europa politica parlano e si smentiscono reciprocamente. Con il rischio di aggravare i momenti di tensione e far crollare la costruzione barocca su cui son seduti.

Esemplare il caso di ieri.

“La Commissione europea e la Banca centrale europea stanno lavorando a un piano sull’uscita della Grecia dall’euro”. Lo ha affermato il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht, in una intervista ad un quotidiano. L’uscita delle Grecia dalla valuta unica non decreterebbe la fine dell’euro, ha aggiunto. Ad ogni modo De Gucht ha affermato che ad Atene conviene restare nell’euro. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano: è scontato che “il governo” del continente debba predisporre piani di contenimento dei problemi sistemici conseguenti a un’eventuale – e sempre meno evitabile – uscita di Atene dalla moneta unica. Ma non è affatto segno di intelligenza politico-economico-sistemica andarne a parlare sui giornali, gonfiando quindi attese che rischiano di avere effetti peggiori.

La sortita ha prodotto un’ovvia e controproducente smentita del resto della Commissione europea. «Questo non è lo scenario al quale stiamo lavorando. Tutto quello che abbiamo fatto finora e che stiamo facendo – ha affermato la portavoce di turno della Commissione europea, Mina Andreeva – è nella prospettiva di mantenere la Grecia nell’euro. E non commentiamo scenari irrealistici». Più tardi lo stesso vicepresidente della commissione, nonché commissario per l’economia, Olli Rehn, ha rafforzato la smentita contro De Gucht:.«Non stiamo lavorando ad una uscita della Grecia dall’euro». Praticamente suona come una conferma e una reprimenda per quel fessacchiotto. Ma allora, cosa ci fa un De Gucht dentro il “governo” della Ue?

Che il problema da affrontare a breve termine sia però questo è stato confermato dal “socio di maggioranza relativa” della Ue, ovvero dalla Germania. «Il governo della Germania ha il dovere di prepararsi all’eventualità di una uscita della Grecia dell’euro», ha confermato la portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Silke Bruns.

Ma coa aveva detto De Gucht, fra l’altro ex ministro degli esteri belga noto per la sua “franchezza”? Che in Grecia è iniziata «la fine della partita», dall’esito molto incerto. Gli «scenari di emergenza» per l’eurozona dovevano dunque essere esaminati, anche se il rispetto degli impegni presi da Atene resta la sola «opzione razionale». Certo, non sapendo quale sarà e cosa penserà il prossimo governo greco a proposito di questi “impegni”, fare calcoli è complicato.

«La Grecia deve mettere in atto gli accordi conclusi, è la sola opzione razionale che ha il paese» ma, ha avvertito, «questo è possibile solo se il popolo greco è in grado di giudicare razionalmente tramite le elezioni». Ma Bruxelles non è in ogni caso disposta a modificare gli accordi con Atene. «Non c’è margine di manovra, si arriva giá appena a una diminuzione del debito con il programma che è attualmente sul tavolo». Con queste premesse il voto greco ha lo stesso siignificato di quello a Pomigliano o Mirafiori: “o fate come diciamo noi o vi facciamo fuori”.

Se la Grecia uscisse dall’euro per l’Unione valutaria sarebbe il caos, afferma Martin Wolf sul Financial Times. Un precedente di questo tipo «frantumerebbe per sempre la fiducia sull’integrità dell’eurozona e questo mette il blocco di fronte alla scelta se procedere ad un’unione più stretta o alla disintegrazione». «O l’eurozona è una valuta irrevocabile oppure non lo è; e se i paesi in difficoltà la lasciano non lo è». Lapidario ma vero.

A complicare la situazione ci si è messa anche la massaia di Berlino. Angela Merkel prima ha suggerito che con il voto per le legislative ad Atene si tenga a un referendum sulla permanenza del paese nell’euro. La notizia è stata resa nota dall’attuale  premier ad interim, precisando che la proposta è stata formulata dalla cancelliera nel corso della sua telefonata di ieri con il presidente Karolos Papoulias: Merkel «ha evocato l’idea di un referendum, in parallelo con nchele elezioni, per sapere se i greci vogliano restare in eurolandia».

In serata il governo tedesco ha smentito.

Sembra di satre in Italia sotto Berlusconi, nevvero?

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