Menu

Confindustria. Un sisma con molte facce

”Una botta micidiale alla nostra competitivita”’. Cosi’ il direttore del Centro Studi di Confindustria, Luca Paolazzi, ha definito l’impatto che ha avuto sulle imprese italiane il terremoto che ha colpito l’Emilia. Nel corso della presentazione della relazione sugli scenari economici Paolazzi ha sottolineato come il sisma e’ stato una sorta ”di ciliegina amara su una torta”, perchè ”gli eventi sismici hanno colpito un’area ad altissima vocazione manifatturiera e cruciale per lo sviluppo industriale del paese, rendendolo, se possibile, ancora piu’ impegnativo”. Ma il terremoto non è l’unica ipoteca sulle prospettive delle imprese italiane. Infatti la nuova recessione, gli scarsi finanziamenti bancari e la bassa redditivita’ trascinano in basso l’industria italiana. Nel settore manifatturiero l’Italia tra il 2007 e il 2011 è scesa dal quinto all’ottavo posto nella classifica mondiale con una quota che passa dal 4,5% al 3,3%, rileva ancora il Centro Studi Confindustria precisando che rilevanti le perdite sono anche per gli Stati Uniti che registra una flessione di 3,9 punti, la Francia e il Regno Unito (-0,9 entrambe), Spagna (-0,7) e Canada (-0,4). L’Unione europea a 15 cala dal 27,1% al 21%, ma nell’insieme resta la seconda potenza industriale mondiale. Il baricentro della produzione manifatturiera mondiale si muove sempre piu’ velocemente verso i paesi emergenti. Tra il 2007 e il 2011 Cina, India e Indonesia hanno conquistato 8,7 punti percentuali di quota passando dal 18% al 26,7%. La Cina con una crescita di 7,7 punti sale al 21,7% ed e’ in vetta alla classifica da un triennio avendo scalzato gli Stati Uniti al 14,5% nel 2011. L’India e’ scesa al settimo posto, superando Italia, Francia e Regno Unito, mentre il Brasile al sesto posto ha guadagnato quattro posizioni, la Russia è salita al decimo posto (+2), scavalcando Spagna e Regno Unito. Meno brillanti la Turchia che perde una posizione e la Polonia che rimane ventesima.

Focalizzando di nuovo la situazione delle imprese italiane, il Centro Studi Confindustria rileva come nel settore manifatturiero ”sia piu’ alta la quota di imprese che conducono attivita’ innovativa, rispetto a quelle di altri settori”. Percio’ – secondo Confindustria – ”è tornata strategica la politica industriale che deve puntare a innalzare la capacita’ di innovare, leva principale della competitività di un sistema paese”, ma per rispondere alle sfide globali e riprendere la strada della crescita ”servono massicci investimenti nell’innovazione e quindi nel manifatturiero”. Secondo Confindustria ”il forte nesso tra manifatturiero e innovazione e’ dimostrato dall’elevata sovrapposizione tra le mappe, nell’Ue, dell’attività di brevettazione e della vocazione manifatturiera”. Ma per la Confindustria l’altra ipoteca sul presente e sul futuro rimane il buco nero del finanziamento alle imprese. Le banche tengono stretti i cordoni della borsa e le imprese che si finanziano a Piazza Affari continuano ad essere pochissime: ‘La stretta sul credito bancario penalizza anche la competitivita’ delle imprese’. Per gli industriali ”sono le piccole imprese che risentono particolarmente di questo fenomeno: sono piu’ indebitate, fanno maggiormente ricorso al credito bancario e hanno minore potere contrattuale rispetto alle banche”. Secondo Confindustria ”la mancanza di liquidita’ e di finanziamenti per progetti di investimento e per il capitale circolante sta mettendo a rischio anche molte imprese sane”. Non rimane che battere cassa allo Stato e qui riparte il refrain secondo il quale ‘La situazione finanziaria delle imprese in Italia e’ stata aggravata dall’ulteriore allungamento dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione, giunti a 180 giorni nel primo trimestre 2012, dai 128 giorni nel 2009” segnala il centro studi di Confindustria, sottolineando che ”in altre economie e’ invece avvenuto il contrario: i tempi di pagamenti della pubblica amministrazione sono stati accorciati in Francia a 65 giorni e in Germania a 36 giorni”. Come al solito la Confindustria sorvola e tace sui tempi di pagamento all’interno del mondo delle imprese, con i subfornitori in credito spesso per tempi assai superiori a quelli dello Stato da parte delle grandi aziende italiane e straniere, una situazione che ad esempio sta mettendo in ginocchio il modello del Nordest.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *