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La ricchezza deviata dei “prenditori”

Il libro bianco di Mediobanca ha confermato che anche nel 2011 si e’ registrata una “distruzione” della ricchezza delle imprese italiane pari all’1,4%. La stima contenuta nel Rapporto annuale curato da R&S di Mediobanca, analizza e confronta i dati della maggiori imprese italiane (2032 per l’esattezza). Il dato relativo alla distruzione di ricchezza è stato ottenuto confrontando il valore del rendimento netto del capitale realizzato dalle imprese italiane, pari al 5,8%, con quello del capitale delle imprese stesse (proprio oppure procurato attraverso la leva dell’indebitamento) investito nell’industria nazionale, equivalente nel 2011 al 7,2%. Il rapporto tra questi due valori si rivela negativo dell’1,4%. Questo significa – secondo Mediobanca – che fare impresa in Italia non e’ piu’ remunerativo. In sostanza per un imprenditore e’ più profittevole investire in titoli di stato o in immobili piuttosto che sulla e nella propria azienda.

Il rapporto R&S Mediobanca sottolinea come nel 2011 il Roe complessivo dell’industria italiana sia stato inferiore al rendimento netto degli impieghi in Btp, con un differenziale negativo di 1,5 punti percentuali. Un’erosione della ricchezza prodotta che ha colpito soprattutto i grandi gruppi: per loro il gap nel 2011 e’ stato pari a 5,2 punti. Va meglio il cosiddetto quarto capitalismo (quello delle medie imprese più internazionalizzate), anch’esso in negativo ma in misura piu’ contenuta (medie imprese: -1,2; medio-grandi: -1,4). La distruzione di valore ha risparmiato le sole imprese a controllo straniero, grazie alla elevata redditivita’ del capitale (roe 2011 al 12,2% contro il 4,7% medio della manifattura).

Ma sarebbe un errore ritenere che le conclusioni a cui è giunta Mediobanca siano una novità. Gli stessi libri bianchi di Mediobanca, già negli anni Novanta evidenziavano come i “prenditori” italiani avessero scelto la strada degli investimenti finanziari (e/o immobiliari) piuttosto che quella degli investimenti tecnici al palo ormai da almeno quindici anni E’ sufficiente vedere quante fabbriche sono state chiuse per diventare centri commerciali, uffici, appartamenti o quanti soldi sono stati riversati dai bilanci di impresa nei titoli di stato italiani e stranieri. Un trend questo che corrisponde alla composizione della ricchezza privata del paese (circa 9mila miliardi di euro) , dove la ricchezza derivante da beni e impianti industriali rappresenta solo il 4,9%, mentre la ricchezza derivante da attività finanziarie è pari al 43% e il 52% deriva da attività e beni immobiliari. Una economia dunque caratterizzata al 95% dalla rendita piuttosto che dal profitto legato al lavoro e al capitale industriale.

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