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Recessione sempre peggio, giura l’Istat

Si aggrava la recessione anche nelle previsioni dell’Istat. Per l’anno 2012, infatti, prevede una riduzione del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari al 2,3%, mentre per il 2013, “nonostante l’attenuazione degli impulsi sfavorevoli nel secondo semestre”, la variazione media annua resterebbe negativa (-0,5%). Niente luce in fod al tunnel, dunque. Anzi, una conferma che le parole della Merkel due giorni fa (“per uscire dalla crisi ci vorranno cinque anni o più”) sono fondate su considerazioni più robuste della pura propaganda di Mario Monti.

La domanda estera netta risulterebbe, in entrambi gli anni, la principale fonte di sostegno alla crescita, con un contributo rispettivamente pari a 2,8 e a 0,5 punti percentuali nei due anni considerati, mentre il contributo della domanda interna è previsto rimanere negativo sia nel 2012 (-3,6%) sia nel 2013 (-0,9%). Non c’è d’altro canto possibilità di ripresa dei consumi interni in presenza di un incremento della disoccupazione, della riduzione generalizzata del reddito, dei salari bloccati o in calo.

La spesa privata per consumi, secondo l’Istat, registrerebbe infatti nell’anno in corso una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la spesa dei consumatori risulterebbe ancora in calo (-0,7%).

Peggio ancora per gli investimenti da parte delle imprese. Gli investimenti fissi lordi diminuirebbero del 7,2% nel 2012, per effetto di una forte riduzione da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche. Mentre nel 2013, “le prospettive di una ripresa del ciclo produttivo e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito porterebbero ad un rallentamento della caduta (-0,9%)”. Ma è una speranza, non un dato affidabile. Basta infatti una qualsiasi variavile un po’ più negativa delle attese èper trascinare ancora più in basso la propensione a investire.

La “maggiore partecipazione al mercato del lavoro osservata a partire dalla fine del 2011” (frutto soprattutto di contratti precari) “è alla base del rilevante incremento del tasso di disoccupazione previsto per quest’anno (10,6%)”. L’anno prossimo il tasso di disoccupazione continuerebbe a salire (11,4%), quando il calo dell’occupazione si dovrebbe accompagnare a un aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata.

“Il rallentamento del commercio mondiale e il possibile riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per queste previsioni”. Detto con parole nostre: può andare molto peggio di così.

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