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Produzione industriale a pezzi, il degrado di un paese

Per fortuna la serietà dell’Istat ci mette a disposizione dati aggiornati e precisi (secondo gli standard statistici fissati in Europa, certo migliorabili ma comunque indicativi). A ottobre 2012 l’indice della produzione industriale è diminuito dell’1,1% rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto-ottobre l’indice ha registrato una flessione dello 0,5% rispetto al trimestre immediatamente precedente. I dati “congiunturali” evidenziano insomma una caduta continua, anche se la brevità del periodo considerato (un mese nel primo caso, un trimestre nel secondo) ci restituiscono numeri che sembrano “piccoli” e in qualche modo recuperabili.

Corretto per gli effetti di calendario (il numero dei giorni festivi ha la sua incidenza,  e quindi è necessario “depurare” i dati riconducendoli a una norma standard), a ottobre l’indice è diminuito del 6,2% in termini tendenziali (i giorni lavorativi sono stati 23 contro i 21 di ottobre 2011). Ricordiamo che statisticamente “tendenziale” significa “anno su anno”, ovvero rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Qui il numero diventa drammatico, perché -6,2% equivale a un crollo, non ad un “aggiustamnento al ribasso”.
Nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione è infatti diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E questo fa pensare che “a consuntivo” il dato finale del 2012 sarà anche peggiore.
Ma la sotuazione appare addirittura drammatica se mettiamo il livello attuale dell’indice della produzione industriale a confronto con il dato del 2005, che viene statisticamente posto a quota 100: oggi è sceso a 81,8. In sette anni abbiamo insomma perso il 18,2% della produzione. Da spararsi.
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Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a ottobre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. La diminuzione più marcata riguarda i beni intermedi (-8,0%), ma cali significativi si registrano anche per i beni strumentali (-5,8%), i beni di consumo (-5,5%) e l’energia (-4,4%).

Nel confronto tendenziale, gli unici settori dell’industria che risultano in crescita sono: fabbricazione di prodotti chimici (+1,1%) e industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,4%)

Il settore che a ottobre registra la diminuzione più ampia è quello della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-14,7%).

In questi stessi giorni molti organi di informazione, noi compresi, hanno resocontato come gli Stati Uniti stiano “reinternalizzando” molte produzione negli ultimi vent’anni dislocate all’estero. Un breve calcolo sugli effetti delle delocalizzazioni italiane porta a valutare in circa 1,5 milioni i posti di lavoro persi nel nostro paese per effetto della “voglia di profitto facile” dei “prenditori” di casa nostra.

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Il testo del rapporto Istat: I dati nelle serie storiche: zipProduzione_industriale_-_10_dic_2012_-_Serie_storiche.zip

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