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Consumi giù del 2,4%. Si torna a 10 anni fa

La recessione la viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, ma alcuni settori del paese se ne lamentano solo per la parte che li riguarda. I commercianti per esempio. Secondo le analisi di Confcommercio a gennaio i consumi sono scesi del 2,4% rispetto a un anno prima e dello 0,9% rispetto a dicembre. Guardando alle serie storiche, siamo tornati ai livelli di fine 2004. La caduta più consistente riguarda  la domanda relativa ai servizi (-3,7%), mentre per gli altri beni meno “comprimibili” ci si ferma al -2%.
Il dato più negativo in assoluto é relativo ai “beni e servizi per la mobilità”, che cade di oltre il 10%. Ma riduzioni importanti hanno riguardato anche gli alimentari, le bevande ed i tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le calzature (-3,9%). Solo il complesso dei beni e servizi per le comunicazioni ha mostrato una variazione positiva delle quantità acquistate dalle famiglie (+5,7% rispetto l’analogo mese del 2012).
Le previsioni indicano un serio pericolo diulteriore peggioramento, e confermano che anche il 2013 sarà un anno particolarmente difficile.

Confcommercio, però, non dice una sola parola sulle “cause”. Che risiedono nell’abbassamento drammatico dei redditi da lavoro, tra licenziamenti, bassi salari (congelati quelli dei lavoratori con contratto a tempo determinato, sotto i livelli di sopravvivenza quelli dei precari, aumento delle tariffe, delle tasse indirette, delle contravvenzioni di ogni ordine e grado). Forse perché alcune di queste cause (i bassi salari dei contratti precari) fannno molto comodo ai commercianti stessi.

Stando all’indagine rapida di Confindustria, a febbraio si é registrata, dopo un bimestre moderatamente positivo, una riduzione dello 0,2% in termini congiunturali della produzione industriale. A preoccupare é l’andamento degli ordinativi, che segnala anche a febbraio una diminuzione (-0,2% rispetto a gennaio), lasciando ipotizzare una dinamica negativa della produzione almeno fino a primavera inoltrata.

Cala di conseguenza, e ancora una volta, l’occupazione. A gennaio di quest’anno si sono persi 97mila posti di lavoro rispetto al mese precedente, per un totale di oltre 300mila unità negli ultimi sei mesi.
Dati drammatici anche dalla cassa integrazione, ammortizzatore sociale che permette di mantenere un minimo di reddito e di non conteggiare – temporaneamente – i cassintegrati come licenziati. A gennaio sono state autorizzate il 61,6% di ore in più rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta soprattutto di interventi di “cassa integrazione straordinaria”, ovvero per crisi aziendale o cessazione di attività (+97% pari a circa 21 milioni).

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