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Torna la follia speculativa, crolla il prezzo dell’oro

La follia di un sistema in agonia si vede da molti segni. Uno dei più indicativi è l’andamento del prezzo dell’oro.. Da quando esiste una società umana mercantile (diciamo 4-5.000 anni almeno), l’oro è stato – tra le tante cose – “bene rifugio”. Ovvero quella materia che, qualsiasi cosa accada, rappresenta una forma certa del “valore”.

Le monete vanno e vengono (sono un mezzo di scambio, dal valore volatile quanto la fiducia nella solidità di chi la stampa), gli immobili richiedono manutenzione e corrono rischi seri ad ogni crisi che possa sfociare in rivolte o in guerra. L’oro resta la misura di tutte le cose, punto di arrivo e di eventuale ripartenza, se si è riusciti a tenerne una certa quantità nascosta allocchio avido del vicino.

Anche l’oro ha un prezzo che oscilla, ma – per semplificare – il suo valore resta fermo mentre quelle delle valute che cercano di misurarlo, di “prezzarlo”, salgono o scendono in misura inversa.

In questi giorni il prezzo dell’oro è crollato, in qualsiasi moneta si voglia misurarlo.

Al mercato dei futures di Chicago, il Comex (dove si scambiano tutte le materie prime quotate), il prezzo del metallo prezioso é sceso ieri del 9,3% in un solo giorno , a 1361 dollari. È la peggiore flessione quotidiana dal febbraio 1983. In termini assoluti, il prezzo è sceso di ben 140 dollari rispetto alla chiusura di venerdì, quando aveva già perso 60 dollari, circa il 4%. Era arrivato a 1.921, il 6 settembre 2011.

Cosa sta succedendo?

Le banche centrali, in molti casi per “salvare le banche” (vedi Cipro, ma non solo), stanno annunciando vendite straordinarie – o cessioni obbligate – delle riserve contenute nei loro forzieri. Classicamente, se ci si attende un aumento dell’offerta – con vendite importanti, anzi “eccezionali” per dimensioni e finestra temporale, il prezzo deve calare. È un modo anche per gli speculatori di crearsi un “margine” futuro: abbassare il prezzo per poter spendere meno al momento dell’asta, nella speranza – o nella certezza – che il prezzo poi torni a salire.

L’altra ragione sta nella decisione della Banca del Giappone di emettere quantità eccezionali di liquidità nel sistema finanziario in modo da far svalutare lo yen e recuperare un margine di competitività per la propduzione industriale nipponica. Lo stesso fa tempo anchela Federal Reserve statunitense, e così il mondo della finanza naviga in un oceano di “carta” in cui – conoscendo le rotte e prevedendo con qualche precisione le mosse altrui – si ossono fare guadagni favolosi anche in tempi di crisi.

Naturalmente, per fare soldi ci vogliono soldi. Quindi si lascia un mercato da qualche tempo declinante – come quello dei metalli preziosi – e ci si butta nell’oceano per fare razzia. Del resto il segnale del via all’abbandono del metallo giallo l’ha dato Goldman Sachs, che nei giorni scorsi – dopo aver realizzato nel settore il più lungo “rally positivo” degli ultimi 90 anni anni – ha diramato un “consiglio ai clienti” di buttarsi da un’altra parte. Secondo la prima banca d’affari del mondo – per cui hanno lavorato anche Mario Monti e Mario Draghi – l’oro è “direzionato verso quota 1.270 dollari entro il 2014”. Tra le altre cause, un possibile apprezzamento del dollaro (unità di misura principe, tra le monete), se la Fed dovesse smettere di “pompare liquidità” nel sistema finanziario, perlomeno ai ritmi attuali (85 miliardi al mese).

In conclusione, almeno per oggi, proprio nel momento in cui l’economia globale si sta nuovamente fermando – il rallentamento cinese è un segno importante, mentre Usa e Europa non hanno mai ripreso davvero a “crescere” – riparte un’ondata di speculazione finanziaria sostanzialmente orientata dalle mosse delle grandi banche centrali. Per estremo ma apparente paradosso, quote di capitale speculativo si staccano dalla “sicurezza” data dall’oro per alimentare un gorgo nel quale il mondo fisico (l’economia planetaria) rischia di essere risucchiata.

Fossimo in voi, se non avete necessità impellenti, ci terremmo la fede nuziale e la catenina ben strette. Questi sono matti davvero…

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