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Il “cinismo” della Bce sul lavoro

La Bce sottolinea nel suo bollettino mensile come in alcuni paesi europei, in particolare Irlanda, Spagna e Portogallo, dove in precedenza «i costi del lavoro erano andati aumentando a ritmi superiori a quelli medi europei», a partire dal 2008 invece «è in atto un processo di aggiustamento della competitività» del costo del lavoro. “Di recente hanno cominciato a essere attuate riforme del mercato del lavoro intese a conseguire una maggiore flessibilità dei salari e dell’occupazione. Le riforme del mercato del lavoro in atto in paesi come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia contemplano alcuni importanti provvedimenti”. E’ esplicito quanto scrive la Bce nel suo bollettino mensile di maggio. Importanti provvedimenti, sottolinea l’Istituto di Francoforte, “volti ad accrescere la flessibilità delle strutture di negoziazione salariale e degli orari di lavoro, e a ridurre un’eccessiva tutela del posto di lavoro rappresentano i primi passi verso il miglioramento delle dinamiche del mercato del lavoro e della competitività in questi paesi, e nell’area dell’euro nel suo insieme. Vi sono parimenti segnali di una maggiore flessibilità al ribasso dei salari, specie nei paesi beneficiari di programmi di assistenza”.

In un passaggio, la Bce descrive poi la dinamica salariale negativa per i lavoratori europei. “A livello aggregato, nell’area dell’euro il tasso di crescita annuo dei redditi per occupato è dimi nuito all’1,4 per cento nel quarto trimestre del 2012, rispetto ai livelli pari o appena inferiori al 2 per cento nei periodi precedenti”. Tra le cause di questa riduzione dei salari la Bce indica come “Questa contrazione è ascrivibile in parte alla dinamica dei salari pubblici, che in alcuni paesi sono stati ridotti nel quadro delle misure di risanamento delle finanze pubbliche. I tassi di crescita dei redditi per occupato nel settore privato si sono mantenuti più elevati. Tuttavia, il rallentamento dei redditi per occupato, a fronte della crescita relativamente vigorosa delle retribuzioni contrattuali, indica un certa potenzialità di adeguamento della dinamica dei salari in termini di una tendenza salariale negativa”.

Una diagnosi cinica e barbara dunque, che sottolinea come le terapie d’urto della Bce (do you remember la lettera di Draghi e Trichet del 5 agosto 2011?) si siano abbattute come una clava sui salari e sul lavoro, sia pubblico che privato. Una conferma ulteriore che dentro questi parametri non c’è alcuno spazio per recuperare reddito, potere d’acquisto, occupazione. Rompere questa gabbia, uscire dall’Unione Europea e cambiare completamente le regole del gioco si rivela una scelta di sopravvivenza per lavoratori, precari e disoccupati in Europa, sicuramente per i paesi Pigs europei.

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