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L’aumento dell’Iva? Colpa delle maggiori spese militari

La stessa cifra che sarebbe stata necessaria per fermare l’aumento dell’Iva – un miliardo di euro – è stata stanziata dal governo Letta come incremento delle spese del comparto Difesa. L’esecutivo infatti – prima di affrontare la crisi aperta da Berlusconi – ha deciso di “blindare” con due decreti legislativi una spesa extra in nuovi sistemi militari per un totale di ben 975 milioni di euro: elicotteri, aerei, apparati elettronici per l’Esercito prodotti da aziende della holding Finmeccanica: Agusta, Selex, Alenia Aermacchi. Lo riferisce in un articolo Gianluca De Feo sul settimanale L’Espresso. Secondo il governo c’è “un prioritario interesse pubblico” nella realizzazione di questi programmi che vengono quindi fatti rientrare negli aumenti di spesa “inderogabili”.

Ma non ci sono solo queste nuove spese militari. Secondo le indiscrezioni raccolte da L’Espresso, il governo è pronto a firmare anche i contratti per altre due fregate Fremm, con un costo di circa un miliardo: la Marina ne ha già ordinate sei. Inoltre il ministro della Difesa Mario Mauro sta sponsorizzando un nuovo aereo da addestramento dell’Aermacchi, l’M-345.
Se su queste due iniziative mancano conferme, è invece confermato che i due decreti legislativi sono stati già inoltrati alla presidenza della Camera e gli atti messi a disposizione dei parlamentari dal 23 settembre scorso. Con un perfetto “gioco di squadra bipartizan” a firmare i decreti sono stati tre ministri: quello dello Sviluppo economico Zanonato (Pd); quello dell’Economia, Saccomanni (tecnico) e quello della Difesa Mauro (Pdl). Il meccanismo di condivisione della spesa è questo: i militari scelgono, lo Sviluppo Economico paga e Saccomanni – che su tutto il resto della spesa pubblica o sociale fa le barricate – autorizza perché “non ne derivano effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica”.

 

La richiesta di incremento delle spese militari nasce dal pressing degli alti gradi delle forze armate, che il 4 giugno hanno messo nero su bianco “l’urgenza e la priorità” di alcuni programmi, da finanziare con i fondi stanziati dalle leggi speciali varate prima della crisi. Trattasi, ad esempio, degli elicotteri Agusta AW-101 per il Combat Sar dell’Aeronautica: 15 velivoli d’ultima generazione per le missioni di soccorso armato dei piloti caduti dietro le linee nemiche. I due decreti prevedono di spendere 408 milioni di euro solo per la terza trance del contratto degli elicotteri AW-101, in tante rate fino al 2027. Nelle ulteriori spese militari ci sono poi i nuovi aerei addestratori avanzati Alenia Aermacchi M-346. L’Italia ne vuole comprare quindici. Il nuovo decreto finanzia il secondo lotto dell’acquisto con 160 milioni di euro: si prevede di pagare 9 milioni il prossimo anno, 60 milioni nel 2015 e altri 25 nel 2016, scrive L’Espresso. Poi ci sono 307 milioni finiranno alla Selex per la terza fase del programma Forza Nec: ossia la digitalizzazione dell’Esercito. Si tratta di creare il “soldato futuro”: dotare i fanti di gadget tecnologici come mirini, visori, sistemi di interconnessione satellitare. Infine ci sono 100 milioni sempre per la Selex per il secondo stadio dello sviluppo del Sicote: un software per il controllo del territorio e il supporto alle indagini ad uso dei carabinieri, che in questo caso sono parte delle forze armate, mentre in altri casi pescano i fondi dal pacchetto sicurezza (facendo imbestialire la Polizia di Stato per il doppio standard). Il Sicote dovrebbe permettere di aggregare ed elaborare in chiave territoriale le informazioni raccolte dall’Arma.

Il governo Letta giustifica questi incrementi di spesa affermando che uniscono le necessità “di ammodernamento degli strumenti per la sicurezza nazionale” con le “esigenze di sviluppo della base tecnologica nazionale in settori produttivi strategici”, il riferimento ovviamente è a Finmeccanica. Sarà interessante vedere come si comporteranno i parlamentari chiamati a esprimere il loro parere sui due decreti. Ma, come è noto, sulle spesa pubblica con caratteristiche militari c’è sempre la totale intesa bipartizan. Con o senza Berlusconi. Anzi senza le mattate di Berlusconi diventerà ancora di più una regola “aurea”.

 

 

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