Menu

Shutdown Usa, un incubo che prende forma

Il mancato accordo parlamentare tra democratici e repubblicani sul “tetto del debito” pubblico degli Stati Uniti sta facendo già ora tremare una parte non piccola dei mercati finanziari.

All’inizio, come spesso accade, tutti erano certi che un accordo sarebbe stato trovato; magari all’ultimo minuto o qualche ora dopo la scadenza (la legge statunitense è particolarmente stupida, perché impone che la spesa pubblica ulteriore venga sospesa immediatamente, bloccando all’inizio soprattutto i servizi ritenuti “non essenziali”). Poi, col passare dei giorni, tutti hanno cominciato a fare i conti. Ogni ora che passa sono soldi che non circolano più, attività dell’indotto che si fermano o rallentano, gente che non prende lo stipendio e riduce drasticamente i consumi, ecc.

A una settimana di distanza, dunque, il danno è già rilevante. Ma l’ottusità della contrapposizione – tra i repubblicani, su questo tema, sembra dominare l’ombra idiota dei tea Party – è tale da non far intuire un orizzonte a bevissimo termine. E quindi anche l’aplomb degli addetti ai lavori – a cominciare, in Italia, dal Sole24Ore, organo di Confindustria – comincia a vacillare.

Diciamo la verità: un titolo così non sarebbe venuto in mente neanche al più rigorosamente “crollista” dei marxisti…

*****

L’ipotesi di default degli Usa fa paura: «Sarebbe la madre di tutte le catastrofi, altro che crack Lehman»


Se il Congresso americano non riuscisse a trovare un accordo per alzare il tetto del debito, sui mercati finanziari mondiali si scatenerebbe una catastrofe senza precedenti, roba da fare impallidire il ricordo del collasso, poco più di 5 anni fa, di Lehman Brothers che innescò la più grave crisi economica del Dopoguerra. A lanciare l’allarme è l’agenzia di stampa Bloomberg secondo cui, se gli Stati Uniti non fossero in grado di ripagare 12mila miliardi di dollari di debito (23 volte l’esposizione di Lehman all’epoca del crack), le conseguenze si farebbero sentire in tutto il mondo.

Tra i pareri più autorevoli sullo stallo politico americano che sta facendo tremare i mercati c’è quello del ceo di Pimco Mohamed El-Erian che spiega che «se accadesse – ed è un grande “se” – ci si dovrebbe aspettare una serie di ripercussioni potenzialmente in grado di trasmettere il default a molti altri mercati. Il tutto si sommerebbe alle difficoltà che oggi attraversano l’economia mondiale e minerebbe il ruolo giocato dagli Stati Uniti nello scacchiere internazionale». Il punto è che i Treasury sono una delle forme di investimento più sicure e diffuse e il venir meno della fiducia nei titoli di Stato della prima economia mondiale avrebbe conseguenze catastrofiche per un mondo, quello della finanza, che poggia proprio sulla fiducia.

Secondo il ceo e presidente di Berkshire Hathaway Warren Buffet, spingere la prima economia del mondo verso il default non dovrebbe essere considerato diverso dall’impiegare delle «bombe atomiche», ovvero una cosa «troppo orribile da fare». Uno dei fattori che preoccupa di più è il possibile congelamento del mercato dei repurchase agreement, una forma di prestito garantito a breve termine impiegato da banche e società di investimento. Era accaduto, con conseguenze drammatiche, nel dopo-Lehman e il fenomeno si ripeterebbe su scala ancora maggiore in caso di default Usa perché i Treasury Usa fungono da collaterale per buona parte di queste transazioni.

Nonostante l’ipotesi di un default Usa sia bollata come folle, a causa del protrarsi dello scontro politico tra Repubblicani e Democratici oggi non è più considerata impossibile. I precedenti per gli Stati Uniti, va detto, sono a dir poco rari: ci fu un default nel 1790, quando la neonata unione rimandò fino al 1801 gli interessi sui debiti contratti con i singoli Stati e ci fu un ritardo nella restituzione di 122 milioni di dollari nel 1979 a causa di un problema tecnico. Soldi e interesse vennero poi regolarmente pagati, ma i rendimenti dei titoli schizzarono verso l’alto di mezzo punto e ci vollero mesi per farli tornare ai livelli precedenti l’incidente.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *