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Una manovra di tagli, invece che di accise

Dopo una giornata di ammissioni e smentite, la “manovra correttiva” presentata dal governo non presenta più l’aumento monstre delle accise sui carburanti (6,5 centesimi al litro, pari a circa il 4% in più sul prezzo finale) che avrebbe gelato qualsiasi pur pallida idea di “ripresa”; o, per meglio dire, avrebbe approfondito il livello di recessione che stiamo vivendo da oltre cinque anni.

Al posto delle accise, tagli alle spese di ministeri ed enti locali per 1,1 miliardi e vendita alla Cassa depositi e prestiti di immobili pubblici con un valore pari a 500 milioni.

Fabrizio Saccomanni queste come fonti di copertura della manovra per ridurre il rapporto deficit/Pil del 2013 al 3% dal 3,1% tendenziale.

“La copertura di 500 milioni viene dalla vendita di immobili che sono di proprietà del Demanio e che verranno venduti a Cdp o a un suo veicolo”, ha detto l’ex direttore generale della Banca d’Italia illustrando il decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Una partita di giro, oppure una minaccia per i risparmi postali (che costituiscono il patrimonio della Cdp).

Dalla nuova tornata di tagli “semi-lineari” – ha “garantito” il ministro dell’economia – saranno esclusi “sanità, istruzione, ricerca e sviluppo”. Vedremo.

Il decreto stanzia inoltre 210 milioni per l’emergenza immigrazione attraverso la rimodulazione di fondi del ministero dell’Interno: 90 milioni provengono dal Fondo rimpatri; 70 milioni dalle entrate dell’Inps ottenute con la regolarizzazione degli immigrati; 50 milioni “mediante corrispondente riduzione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura”.

Non ci sono, invece, gli attesi 330 milioni per la cassa integrazione in deroga. Il che la dice lunga sull’attenzione che questo governo sembra voler dedicare al tema. “Si è preferito mantenere il decreto circoscritto alla manovra di rientro. Noi adesso abbiamo l’appuntamento della Legge di Stabilità e in quella occasione c’è la possibilità di fare un decreto legge parallelo nel quale affrontare altre questioni che potevano essere messe all’ordine del giorno di oggi”, ha detto Saccomanni.

“Queste misure penso che potranno avere un effetto positivo sulle aspettative dei mercati finanziari. Naturalmente, senza la crisi politica lo spread si sarebbe avvicinato ai livelli più bassi già in questa fase di chiusura nel 2013”. Insomma, la vicenda di Berlusconi “pesa” negativamente anche sul piano strettamente finanziario e sui bilanci dello Stato.

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