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Salari spolpati anche dalle tasse. Lo dice l’Ocse

Ce n’eravamo accorti da soli, ma – se lo dice anche l’Ocse – quei poco di buono che siedono sui banchi del del governo faranno più fatica a dire il contrario.

La notizia è lineare: il prelievo fiscale nelle buste paga dei lavoratori dipendenti è aumentato nel corso degli ultimi anni. I livelli retributivi non sono cresciuti, le tasse sì. Risultato finale: i salari monetari si sono ridotti (quelli “reali”, misurati come potere d’acquisto, sono dunque diminuiti in misura maggiore).

Dice infatti l’Ocse: “Sulle buste paga dei lavoratori con famiglie a carico, nel 2012, le tasse sono cresciute di 2,6 punti, raggiungendo il 38,3% contro il 35,7% del 2007. Nel frattempo, nei paesi dell’Ocse, complessivamente, si è registrata una riduzione delle tasse pari allo 0,2%”.

 

Questa simulazione si riferisce al “cuneo fiscale” di un lavoratore dipendente “tipo”, con coniuge e due figli a carico. I casi invece in cui non ci sono figli a carico… si ritrovano un carico fiscale ancora più pesante: anche il 47,6%, mentre era al  46,4% nel 2007, con un incremento di 1,2 punti.
Ma è tutta la condizione del lavoro dipendente ad essere, in Italia, drammaticamente peggiore della “media Ocse”.
La quale, nei 34 paesi dell’orgaizzazione, è stata pari al 26,1%, mentre sulle buste paga degli italiani è arrivata invece al 38,3%, cioè 12,2 punti percentuali in più.

Questa sforbiciata ulteriore si abbatte su salari mediamente già più bassi. Quindi, l’Italia si piazza in coda nella classifica dei salari Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico): è solo 22° per retribuzione netta, dietro la Spagna e i maggiori paesi europei.

 

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