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Natale nero per i consumi. Si mangia comunque molto meno

E’ solo una stima, è vero. Viene proposta da associazioni che non sempre “ci acchiappano” e qualche volta lanciano allarmi per evitare che poi la notizia si verifichi sul serio…

Ma la cifra è troppo alta per non impensierire.

Ancora un Natale di austerity per le famiglie italiane, costrette a tagliare le spese anche durante le prossime festività per far quadrare i bilanci: tanto che, allo stato attuale, prevedono un’ulteriore riduzione dei consumi tipici, che caleranno in media del 7,5% rispetto al 2012. E’ quanto afferma il Codacons sulla base di una prima indagine, da cui emerge che la spesa procapite prevista per le feste di dicembre, tra regali, alimentari e viaggi, scenderà ad una media di 173 euro. (Ansa)

Più grave ancora è invece un dato “a consuntivo”, ovvero che riguarda quel che è già avvenuto: abbiamo speso in totale 2 miliardi in meno per mangiare. Ovvio che a crollare per primi sono tutti quei prodotti “non essenziali”, a cominciare da  merendine e bibite gassate; sostituite spesso da dolci fatti in casa (e vai con la retorica della “riscoperta delle antiche tradizioni”)

Lo studio di Unioncamere rivela che nel 2013 la spesa alimentare dovrebbe tornare ai livelli degli anni Sessanta, mentre solo nel 2014 è attesa una stabilizzazione – non una “ripresa” – dei consumi.

La brutta notizia è che sta per terminare anche la tregua temporanea sul fronte dei prezzi… L’associazione infatti si attende, dopo un periodo di bassa inflazione, una ripresa dei prezzi di circa mezzo punto nei prossimi 6-9 mesi a causa dell’aumento dell’Iva.

Sei anni di crisi, secondo l’indagine dell’Indis, Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi, hanno invece cambiato le abitudini di consumo, rendendo gli italiani molto più cauti nella spesa e più attenti agli sprechi. Oggi, un italiano su due compra solo l’essenziale, acquista facendo ricorso a promozioni e offerte, “preferendo” ricorrere cucina domestica e persino alle attività “amatoriali” di coltivazione. Uno su tre ha comunque ridotto seriamente le quantità di cibo acquistato. L’insieme di queste strategie di sopravvivenza permette alle famiglie italiane di ridurre la spesa alimentare di oltre 2 miliardi all’anno, e in pratica di sterilizzare completamente l’aumento dei prezzi alimentari. L’inflazione comunque, secondo lo studio, anche nel 2014 dovrebbe mantenersi sotto il punto e mezzo percentuale. Mentre i salari sono previsti fermi o in riduzione (complessivamente, visto che le uniche assunzioni avvengono con contratti ultraprecari e stipendi sotto la soglia).

Dall’inizio della crisi, le famiglie hanno messo in campo una serie di accorgimenti alla ricerca del risparmio: dal “nomadismo commerciale” (la caccia alle promozioni fino allo spostamento verso i prodotti a marchio del distributori). Ma nell’ultima fase, a queste azioni si sono aggiunte la riduzione degli sprechi alimentari e la rinuncia ai prodotti non strettamente necessari. Battuta d’arresto nelle vendite è stata registrata anche per il vino e l’olio di oliva. Sono diminuiti I pasti extra-domestici (-2,5%), mentre si riduce la produzione pro-capite (passata dai circa 550 chilogrammi del 2006 ai 502 del 2012).

Inoltre, circa 7,4 milioni di persone (14,6% della popolazione maggiorenne) sono impegnati in attività amatoriali di coltivazione e cura del verde (oltre il 17% di questi hanno iniziato negli ultimi cinque anni, proprio in coincidenza con l’avvio della crisi economica). Il problema si crea quando i terreni non sono al riparo da inquinamenti ignoti….

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