Menu

Telecom Italia. Scosse telluriche prima del grande botto ?

Si susseguono i colpi di scena in vista dell’assemblea di Telecom del prossimo 20 dicembre. Il nuovo ago della bilancia tra piccoli e grandi soci di Telecom è proprio BlackRock fondo USA che avrebbe raggiunto il 7,78% delle azioni con diritto di voto, corrispondente al 10,14% del capitale, dietro a cui si potrebbe celare un “terzo incomodo” nella contesa fra Telco e i piccoli azionisti.

Il fondo Usa, che violando la legge italiana non ha comunicato alla Consob il proprio raddoppio della quota in Telecom dal 5,13% al 10,14%, potrebbe aver fatto nuovi acquisti, in teoria fino al 14,9% per evitare un nuovo obbligo di comunicazione al mercato che scatta al 15%, ed ha di fatto spianato la strada a Telefonica per acquistare azioni direttamente sul mercato.

Di conseguenza gli azionisti legittimati a intervenire e a esercitare il voto all’assemblea del 20 dicembre ’13 è la seguente : Telefonica con il 46,2% di diritto di voto ma con il 66% effettivo, Generali, scesa al 19,32%, ma con diritto di voto al 30,6%, e Intesa e Mediobanca, al 7,34% entrambe, ma con diritto di voto all’11,6% in virtù dei patti sottoscritti con gli spagnoli lo scorso settembre.

In attesa di conoscere le decisioni della Consob nei confronti del fondo BlackRock salita al 10,14% di Telecom, il quale in base alle norme previste dal Testo unico della Finanza, ha compiuto una grave violazione non comunicando entro 5 giorni all’autorità italiana l’acquisto fatto.

Allo stato attuale, in attesa di conoscere ulteriori potenziali candidati, dopo le dimissioni dal Cda rassegnate l’altro ieri da Cesar Alierta e Julio Linares, rispettivamente Presidente e Ad di Telefonica, la candidatura della lista composta ormai soltanto dall’A.D. Marco Patuano e dall’indipendente Stefania Bariatti, sono minoranza.

La decisione di Telefonica di rinunciare ad esercitare il diritto a nominare amministratori in Telecom, risulta stabilita per compiacere Cade, l’Antitrust brasiliano. Il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha affermato di non essere interessato alla nazionalità «italiana o spagnola» di Telecom. Vegas ha aggiunto poi che «se arriva Vodafone o un altro, ha i soldi e lancia un’Opa, ben venga».

L’organigramma del nuovo Cda di Telecom potrebbe essere completato da una rosa di nomi di amministratori indipendenti decisi all’ultimo momento dai soci italiani di Telco, il cui Cda è stato convocato proprio il giorno prima dell’assemblea. In questo scenario il nuovo peso assunto da BlackRock non fa che aumentare il margine di incertezza, mentre si moltiplicano le ipotesi sul futuro del gruppo telefonico.

In attesa degli esiti dell’assemblea del 20 dicembre ’13 si registrano una lunga sequenza di scosse sismiche di lieve e media intensità di varia magnitudo come quella sulle cessioni delle torri di trasmissione in Italia e Brasile, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti finanziari, la società telefonica avrebbe inviato in questi ultimi giorni alcune lettere in cui inviterebbe una lista ristretta di banche a partecipare a una gara, ovvero la scelta cadrà su due advisor finanziari differenti: uno per gestire l’asta di dismissione delle torri in Italia e l’altro per la vendita degli asset posseduti in Brasile.

Tra i pretendenti delle torri in Italia ci potrebbe essere Ei Towers, la società nata dalla fusione tra l’ex Dmt di Alessandro Falciai e la Elettronica Industriale del gruppo Mediaset. Ma tra i potenziali gruppi in gara ci sarebbero anche gli spagnoli di Abertis e diversi fondi di private equity. In gioco ci sono i circa 8mila siti di Telecom Italia sul suolo nazionale.

Ulteriore scosse provengono dal fronte giudiziario, con la scoperta di una truffa, svelata dal quotidiano ‘La Stampa’ di Torino, che sarebbe costata cara all’operatore delle telecomunicazioni: circa 120 milioni di euro che, dall’esame di documenti interni all’azienda, ha scoperto una frode basata su finanziamenti occulti a imprenditori amici in difficoltà mascherati da investimenti in prodotti e sistemi informatici. Ben 78 le operazioni commerciali sospette, tra cui l’acquisto di pacchetti di sms per centinaia di migliaia di euro, usati invece per l’acquisto di strutture per un grande albergo. La truffa, su cui starebbero indagando le Procure di diverse città, sarebbe stata diffusa soprattutto al Centro-Nord.

Passando per il processo sui dossier illegali, il quale slitta l’udienza al 9 aprile 2014 il processo milanese che vede imputato l’attuale commissario straordinario all’Ilva Bondi, per l’accusa di falsa testimonianza ai tempi in cui era Ad di Telecom Italia, accusato di falsa testimonianza per la vicenda della microspia trovata sulla sua auto. Stando all’inchiesta della procura di Milano sui cosiddetti dossier illegali, la cimice era stata messa dalle stesse persone che poi la trovarono, legate all’investigatore privato Emanuele Cipriani, poi sotto inchiesta insieme al capo della security di Pirelli e di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli.

Per concludere, dopo la vendita di Telecom Argentina, possiamo certificare che non solo Telecom non si svilupperebbe più in Brasile, dove gli spagnoli sono molto forti e vogliono crescere direttamente, sembra che al fianco di Telefonica, paradossalmente, si sia schierata l’Autorità di controllo sulle telecomunicazioni brasiliana, affermando che il gruppo spagnolo, essendo in pectore padrone di Telecom, deve vendere Vivo, la sua controllata nella telefonia mobile brasiliana, oppure deve imporre a Telecom di vendere Tim Brasil, controllata brasiliana di Telecom, che è esattamente quel che gli spagnoli volevano fare, spezzettando la bella azienda carioca creata da Telecom in quattro parti, prendendone due nelle regioni in cui Vivo è più debole e può crescere e cedendo ai concorrenti le parti che operano nelle regioni dove Vivo è già fin troppo forte.

Risalta, in tutto questo, la totale assenza di iniziative del governo, che assiste senza contrastare al lento disfacimento di quella che è stata per decenni la più grande azienda di Telecomunicazioni del Paese. Non agisce il governo, non può agire neanche la Cassa depositi e prestiti, che pure è stata due anni in trattative con Telecom pronta a investire 3 miliardi di euro nella sola rete fissa e non si vede perché non possa investire gli stessi soldi, oggi, in tutta Telecom per sottrarla alla morte industriale certa che le si profila sotto l’egida spagnola.

Il risultato della contesa è quanto mai aperto. La speranza è che tutte le preoccupazioni (sia riguardo alla possibile incertezza creata dalla revoca, che ai conflitti di interesse attuali) si dimostrino meno realistiche di quanto sembrano. Il futuro di Telecom Italia è già scritto ? Sarà morte certa ?

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *