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Produzione industriale quasi ferma. Si grida al “miracolo”

Dalla facilità con cui ci si accontenta, si può misurare la sete che ci attanaglia… E’ bastato che l’Istat pubblicasse i dati sulla produzione industriale italiama, per la prima volta dopo molti mesi in “zona positiva”, sia pure con uno stentato +1% sul mese precedente, perché i media mainstream si mettessero a gridare “evvivia”.

A gennaio 2014, spiega infatti l’Istituzo nazionale di statistica, l’indice della produzione industriale aumenta, rispetto a dicembre 2013, dell’1,0%. Nella media del trimestre novembre-gennaio, però, l’indice aumenta appena dello 0,7% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

Gli aumenti più consistenti si verificano nei comparti dei beni intermedi (+4,5%), dei beni strumentali (+2,7%) e, in misura meno rilevante, dei beni di consumo (+0,6%). Un calo marcato invece, segna il comparto dell’energia (-5,3%).

Rispetto a gennaio 2013, un anno fa, i settori caratterizzati da una crescita più marcata sono: la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,0%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+9,6%), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+5,9%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+3,8%).

Tra i settori in calo, quelli che a gennaio registrano le diminuzioni tendenziali più ampie sono: l’attività estrattiva (-6,5%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-6,4%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-5,6%).

Questi dati andrebbero però raffrontati con “le serie storiche” – che l’Istat correttamente offre alla consultazione – da cui esce fuori con nettezza l’abisso scavato dalla crisi nella manifattura italiana più che in altri paesi europei. Prendendo come “base” i dati del 2010, già molto più “magri” di quelli pre-crisi 2008, si vede che nessun comparto manifatturiero ha conservato i suoi livelli di output.

Corretto per gli effetti di calendario, infatti, gli indici generali del gennaio 2014 risultano a 87,2 punti rispetto ai 100 del 2010. Quello del primo mese dell’anno si configura dunque come un “rimbalzino” sul fondo del pozzo, non un annuncio di “ripresa”.

Particolarmente indicativa è la crisi dei “beni di consumo durevoli” (tutto il “bianco”, per esempio, ossia gli elettrodomestici più grandi), fermo a 85,3; che diventa addirittura un 68,3 nell’indice corretto per gli “effetti di calendario” (giorni effettivamente lavorati).

Ma è inutile far notare certi “dettagli”. La fanfara dei cortigiani ha un solo ordine, felicemente introiettatO: “spargere ottimismo” sul prossimo futuro. Quindi noi invitiamo a diffidare…

Il tapporto Istat completo:

Le serie storiche: xlsSerieipi_copia_copia.xls88 KB

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