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La crescita del Pil? Grazie all’economia illegale

A voler essere cattivi, “l’Europa ha trovato il modo di far crescere il Pil dell’Italia”… E in qualche misura sembra persino vero. Cero che si tratta di un aiuto con diverse facce, alcune della quali piuttosto taglienti.

In realtà si tratta di un aggiornamento dei criteri statistici, uno dei tanti che si susseguono nel tempo nel tentativo di far corrispondere lo strumento di rilevazione con l’oggetto che dovrebbe descrivere. Ad ottobre 2014 il Sistema dei conti nazionali (Sec) passerà ad «una nuova versione delle regole di contabilità», che fra l’altro introduce nuove fonti informative. Per esempio, le spese in Ricerca e Sviluppo e quelle per armamenti verranno classificate tra le “spese di investimento”, invece che come “componente dei costi intermedi” com’è stato finora. Ed anche questo potrebbe avere un qualche effetto sul calcolo del Pil, sebbene aolo come “una tantum”.

Ma l’elemento più interessante sembra proprio quello relativo all’inserimento delle attività illegali nella «stima nei conti (e quindi nel Pil)». E ci si deve chiedere come sarà possibile quantificare in modo attendibile roba come «traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)». Cose per cui non si emette certo fattura, e di sicuro non in Italia. Anche se, bisogna dire, almeno la prostituzione o la pornografia – in altri paesi, a partire dalla Germania – sono attività “in chiaro”, con tanto di scontrini e pagamento della tasse.

Insomma, non mancheranno problemi di armonizzazione tra sistemi di vita differenti anche su questo fronte davvero “particolare”, perché dipendenti da sistemi di valutazione “etica” spesso artificiali, e tempi di adeguamento connessi al «necessario superamento di riserve relative all’applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti».

Anche l’Istat è obbligata a sottolineare come tra i problemi di “adeguamento” ci sia proprio il tema dell’inserimento nei conti delle attività illegali. Che per l’Istat non sarebbe neppure una novità assoluta, visto che già dall 1995 aveva previsto di «comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico».

E’ il tema perenne di come conteggare in generale “l’economia sommersa”, che comprende cose molto diverse come il Pil “prodotto” dalle attività criminali vere e proprie e il vasto mondo delle attività economiche “normali” ma sottratte alla normale rilevazione fiscale. Insomma, l’evasione fiscale e contributiva.

L’Istat sa quindi benissimo che è «molto difficile» quantificare questa roba. Per fortuna «allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)». L’unica cosa certa è che questi “settori produttivi” sono assai più circoscritti nella maggior parte dei paesi dell’Unione, mentre qui da noi rappresentano un’ipoteca pesante che falsa persino la percezione dei liveli di disagio sociale e dlela povertà reale.

Qui da noi, infatti, il peso dell’economia sommersa è stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.

Nel caso della Germania, invece, si tratterebbe della prima volta, invece. E si prevede che il balzo del Pil, a causa di questa “riconsiderazione statistica”, potrebbe essere superiore a quello italiano.

 

Le quattro principali novità capaci di modificare il calcolo del Pil sono comunque quattro, dice l’Istat: 

– la capitalizzazione delle spese in Ricerca e Sviluppo (R&S);

– la riclassificazione da consumi intermedi a investimenti della spesa per armamenti sostenuta dalle amministrazioni Pubbliche;

– una nuova metodologia di stima degli scambi con l’estero di merci da sottoporre a lavorazione; in pratica si passa dalla registrazione del valore del solo servizio di trasformazione e non più quello dei beni scambiati il che, evidentemente, riduce il Pil);

– la verifica del perimetro delle Amministrazioni Pubbliche.

Aspettiamoci quindi una grande retorica governativa sulla “ritrovata via della crescita” a partire dal quarto trimestre di quest’anno. Fuffa, ma ben vendibile. O l’esito definitivo della “trattativa Stato-Mafia”…

Il rapporto completo dell’Istat:

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