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Crisi infinita. Il Sud paga prezzo doppio

La crisi non è mai uguale per tutti. C’è chi xi guadagna, scalando vette a scapito di chi precipita all’inferno. All’interno di un singolo paese e tra i territori, ormai, c’è in effetti minore disparità di quanta non ce ne sia tra strati sociali. Ma comunque una deìifferenza fortissima si sente, specie tra nord e centro rispetto al Mezzogiorno.

I dati pubblicati stamattina dall’Istat sono drammatici: nel 2013 il Prodotto interno lordo (Pil), misurato in volume, ha segnato una riduzione decisamente meno marcata rispetto a quella media nazionale nel Nord-ovest (-0,6%), poco meno intensa nel Nord-est (-1,5%), in linea con il dato nazionale nel Centro (-1,8%) e molto più accentuata nel Mezzogiorno (-4%). Nessun territorio è andato meglio, dunque, ma c’è una velocità di caduta differente.

Tali risultati sono coerenti con i dati relativi ai conti nazionali pubblicati il 3 marzo 2014, che indicano per il 2013 un calo del Pil italiano dell’1,9%. Smentito insomma, chi l’anno scorso – come tutti gli anni, dal 2008 ad oggi – parlava di “luce in fondo al tunnel” o di “effetti positivi delle politiche di austerity”. Il buio regna in ogni angolo d’Italia e gli effetti dell’austerità sono soltanto negativi. Punto.

Nel Nord-ovest le forti diminuzioni del valore aggiunto registrate nel settore primario (-3,1%) e nell’industria (-3,3%, con Fiat che si sta manifestamente sganciando dall’Italia e brucia con sé buona parte dell’indotto) sono state in parte controbilanciate dall’aumento dell’1,1% nei servizi.

Nel Nord-est la contrazione dell’attività economica è decisamente più accentuata nel settore dell’industria
(-3,4%), meno marcata in quello terziario (-0,4%). Qui è stata l’agricoltura ad andare in controtendenza,  registrando un aumento del valore aggiunto del 4,7%.

Nel Centro la diminuzione del valore aggiunto ha avuto intensità simili nei tre settori: -1,2% nel settore primario, -1,4% nell’industria e -1,5% nel terziario. Potremmo chiamarlo “l’equilibrio del terrore”.

Risultati particolarmente negativi si registrano invece nel Mezzogiorno sia per l’industria che per i servizi, con cadute del valore aggiunto rispettivamente dell’8,3% e del 3,1%. Nemmeno l’agricoltura si è salvata, segnando soltanto un calo più moderato, pari allo 0,3%.

Il rapporto completo dell’Istat:

Grafici e tabelle: xlstavole_e_grafici_ediz2014.xls41.5 KB

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