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Finito l’effetto-droga, il Giappone torna in crisi

Il Giappone segna una brusca frenata dell’economia ad aprile-giugno, nel trimestre successivo al rialzo dell’Iva dal 5% all’8%: il Pil crolla dell’1,7% in termini reali su gennaio-marzo e del 6,8% su base annualizzata. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio di gabinetto, i consumi hanno avuto una contrazione del 5%.

Sembra dunque rapidamente finito l’effetto-droga su cui aveva puntato il premier ultraconservatore, nazionalista e militarista Shinzo Abe. A gennaio 2013 aveva infatti lanciaro la sua politica economica fatta di iniezioni di liquidità senza freni, per alzare l’inflazione e far svalutare lo yen, in modo da concedere “maggiore competitività” alle merci giapponesi.

In soli 18 mesi l’effetto si è esaurito, mentre le finanze pubbliche sono andate a rotoli (il Giappone era già prima di questa decisione il paese industrializzato con il maggior debito/Pil del pianeta), e Abe era stato costretto ad aumentare l’Iva per incrementare le entrate. Ma così ha colpito i consumi interni, segando il ramo che voleva far crescere.

Pare, insomma, che non esistano “soluzioni nazionali” alla crisi in atto ormai da sette anni (e domani entraimo nell’ottavo). Tutta l’economia globale è oppressa da “sovracapcità produttiva”. Una malattia mortale che ha due uniche terapie possibili: il socialismo o la guerra mondiale.

Se lasciamo fare al capitale, la scelta sarà la solita…

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1 Commento


  • Alberto Capece

    Non è che non esistano soluzioni nazionali, come gaudiosamente si scrive con automatismo pavloviano, è solo che il profluvio di denaro è sostanzialmente rimasto nelle banche o è andato nelle mani dei tycoon. Non sono aumentati salari o stipendi, nè si è evidenziata una maggiore propensione al prestito: il grottesco copione del neoliberismo globalizzato è stato seguito fino in fondo e si è lavorato solo e soltanto per l'offerta pensando che una svalutazione dello yen avrebbe aumentato la competitività senza però toccare i profitti dei feudatari industriali e scartando a priori l'unica mossa ovvia, ossia aumentare i soldi nelle mani della grande massa dei cittadini, cosa che rischiava di risvegliare dinamiche sociali da tempo sotto anestesia. Ancora una volta la ricetta si è rivelata fallimentare come del resto la stessa Europa dimostra.

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