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Renzi, una bufala al giorno: tocca al “reverse change” sull’Iva

Universalmente riconosciuto come cazzate quella del TFR in busta paga (non conviene a nessuno soprattutto agli imprenditori, non certo all’Erario) si passa ad altro. Avanti la prossima.

Ora è il momento del Reverse Change o più italianamente inversione contabile.

E’ l’ultima boutade del governo Renzi, ma solo in termine di tempo, e che gli “scienziati “ del suo entourage si sono inventati e hanno propagandato come una novità assoluta. Il là per la completa risoluzione dell’evasione dell’IVA. In realtà esiste già in Italia(articolo 17 comma 6 del Dpr 633/1972) ma solo relativamente al reparto edile ( appaltatore e subappaltatore) e da operatori nazionali con soggetti comunitari ed extracomunitari.

Contrariamente a quel che avviene oggi il sistema del Inversione Contabile prevede che :

l’esecutore-venditore è tenuto ad emettere fattura senza addebito d’imposta

il committente–acquirente deve integrare la fattura con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta e diviene debitore di IVA verso l’Erario

Alla base c’è il sillogismo per cui:

Siccome di A non mi fido mi scelgo B come debitore dell’imposta nei miei confronti e dunque si impone per legge che si debba applicare il meccanismo del Reverse. In pratica con tale meccanismo gli obblighi di A vengono ‘spostati’ in capo a B, che diventerà, dopo la vendita dei prodotti acquistati, il debitore dell’IVA all’Erario.

Naturalmente chi rimane fuori è l’ultimo anello della catena l’acquirente di ultima istanza, l’utilizzatore finale. Da questo punto di vita nulla cambierebbe.

E’ un capovolgimento, però, del punto di vista.

Cosa si vuol prevenire?

Le cosiddette “frodi carosello“, dove il fornitore si sottraeva al versamento dell’Iva, senza che ciò potesse essere un motivo per negare la detrazione al cliente, salvo dimostrarne la malafede o la connivenza col fornitore. è evitare le frodi IVA nelle quali A emette fattura a B, A incassa l’IVA da B, sparisce e non versa l’imposta (1° danno all’erario). B ignaro di tutto (oppure è consapevole ma fa il finto tonto) va a chiedere il rimborso dell’IVA, il più delle volte riuscendoci (2° danno all’erario).

Quali sarebbero i vantaggi?

Si prevedono 2-3 miliardi di euro in più. Piccola fetta, peraltro, dei 40 miliardi di evasione sull’IVA e una briciola rispetto ai 90 miliardi evasi all’anno

Ma il guadagno per l’erario sarebbe maggiore se fosse allargato tanto al commercio al dettaglio quanto all’ingrosso, potrebbe portare un maggior gettito stimato in 14 miliardi

Ma quali sarebbero gli ostacoli?

Beh!, naturalmente le lobby degli evasori impenitenti che farebbero di tutto per evitare un controllo in più e uno sconvolgimento nei sistemi ormai collaudati di elusione/evasione in essere. Questo sistema fu ventilato già anni fa e fu il governo Berlusconi a dare il suo evidente NIET! E inoltre questo sistema dovrebbe avere il consenso da parte di Bruxelles e quindi della maggioranza dei paesi della UE. Un percorso lungo è difficile e irto di difficoltà burocratiche e appunto lobbistiche.

Ma è immune da trucchetti e frodi per continuare ad evadere il fisco?

Naturalmente fatta la legge trovato l’inganno per i professionisti del crimine. Un esempio sarebbe l’evasione da contatto Il sistema si basa sul fatto che l’utilizzatore finale per fini personale del bene sia esente dal versare l’IVA . Se gli acquirenti si qualifichino come imprenditori o professionisti al fine di evitare l’addebito del tributo, per destinare il bene così acquistato a uso personale, senza aver scontato l’Iva. Il fornitore non è infatti assolutamente in grado di verificare né l’effettivo destinatario della prestazione né a maggior ragione l’attività da questo esercitata.

Lo schema sarebbe A vende a B. “A” fattura senza addebito d’imposta IVA, “B” dovrebbe integrare la fattura con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta e versare l’IVA, a meno che sia contemporaneamente utilizzatore finale e il bene o servizio utilizzato per fini personale. L’ultimo anello della catena. “B” non è tenuto a versare l’IVA . “B” invece rivende il bene e salta il giro dell’IVA.

Ma anche qui come nel gioco degli hacker e dei sistemi di protezione dai virus esiste un antidoto o “antivirus” E si chiama “” per artigiani e imprenditori.

Una stringente fatturazione elettronica. Così i controlli sarebbero in tempo reale e si aprirebbero spazi anche per semplificare, con automatismi dei pagamenti on line, il versamento dell’imposta sul valore aggiunto. Ma un precedente si ebbe quando volevano rendere obbligatorio per tutti i registratori di cassa collegati telematicamente. Come è finita.? Che non se ne fece nulla. Qui si preferisce i vessatori studi di settori per l’accertamento induttivo con i quali i piccoli e sprovveduti si dissanguano fra avvocati e commercialisti nel vano tentatico di dimostrare di non aver incassato quanto previsto e alla fine cedono e pagano e i grandi e furbi ci campano alla grande.

Qui stiamo, nel nostro paese nel fantascientifico. Vi immaginate in un paese in cui in molte città e paesi non arriva il collegamento Internet e che in molte città questo collegamento a mala pena arriva a 3-5 Mb/s. In un paese la cui ignoranza informatica raggiunge quota da preistoria e non solo nei cittadini, ma nell’amministrazione statale, in cui la PEC obbligatoria per legge è assente sistematicamente in tutte le amministrazioni, anche se tutte hanno l’indirizzo e-mailpec?

Anche qui stiamo nella boutade di scampolo di fine stagione. Una pezza per sopperire alla farlocca idea del TFR in busta paga.

 

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