Menu

Anche la Germania vede la recessione

Un modello che non funziona più si dimostra tale anche nei punti “forti”. La crisi è globale, certo, ma il modo in cui la si è affrontata fa sì che i risultati siano molto diversi. La Cina va meglio di tutti, gli Stati Uniti arrancano nonostante le dosi sconfinate di droga monetaria immesse nel sistema; male come l’Europa non ci sta quasi nessuno.

E non solo i “paesi cicala”. Gli ordininativi per l’industria tedesca – ovvero la produzione reale da mettere a punto per i prossimi mesi –  sono scesi in settembre del 5,7% rispetto ad agosto. In luglio era sembrato che la curva discendente fosse finita, grazie a un +4,9% che aveva illuso molti (a cominciare dai liberisti da strapazzo che straparlano negli editoriali dei media nostrani).

Si tratta del calo più forte dall’agosto del 2009. Ma il dato principale è quello annuale. Negli ultimi dodici mesi, infatti, gli ordinativi sono complessivamente scesi del 4,1%.

A soffrire di più è proprio la colonna portante del nmodello neomercantilista in auge in Germania: le esportazioni. Gli ordini esteri sono infatti diminuiti dell’8,4% rispetto al mese precedente, mentre quelli “interni” sono calati meno: il 2 per cento.

La domanda complessiva proveniente dai partner dell’eurozona è calata del 5,7%, mentre quella altri Paesi Ue del 9,9 per cento. Gli ordini di beni intermedi sono calati del 3% e quelli di beni capitali dell’8,5 per cento. Gli ordinativi di beni di consumo, invece, sono saliti del 3,7 per cento.Tradotto: il mercato interno “tiene” grazie ai salari mediamente più alti che altrove. Ma “altrove” non si consuma e non si investe più. Quindi anche l’industria tedesca smette di esportare. SEmplice, no?

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *