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Pensioni al 10 del mese, il governo sa chi colpire…

La fortuna è cieca, ma il governo ci vede benissimo…

La legge di stabilità presentata all’esame della Commissione Ue prevede una norma che non si capisce quale utilità per i conti pubblici possa avere: le pensioni erogate dall’Inps verranno pagate il 10 di ogni mese, anziché il primo, come avviene ora.

Dal punto di vista dei conti pubblici non cambia nulla (tranne il primo mese in cui la norma entrerà in vigore), perché l’esborso complessivo sarà identico. Per i pensionati, però, cambia molto. Naturalmente in peggio.

E’ noto a chiunque abbia sottoscritto un mutuo o un pagamento a rate che tra i tanti codicilli c’è l’impegno a pagare le rate in una certa data, quasi sempre all’inizio del mese (le banche e le finanziarie concedono prestiti anche agli anziani, ma preferiscono incassare il prima possibile, prima che i soldi della pensione finiscano o il pensionato passi a miglior vita.

Quindi sorge immediatamente un problema per alcuni milioni di pensionati indebitati: come fare per mettere da parte i soldi necessari a pagare le rate quel mese in cui, per la prima volta, la pensione arriverà in ritardo?

Il governo si giustifica con una necessità di razionalizzazione nel lavoro dell’Inps: “La nuova scadenza deriva dalla volontà di uniformare i pagamenti effettuati dall’istituto, che avendo assorbito l’Inpdap ora eroga le pensioni anche agli ex dipendenti pubblici. Per questi ultimi la data del pagamento era già fissata al dieci, che ora quindi diventa quella da applicare a tutti: non solo i titolari di trattamenti previdenziali, ma anche pensioni di indennità civile e le relative indennità, oppure le rendite vitalizie dell’Inail”. Tra gli altri obiettivi anche la riduzione delle code alla posta, ma dubitiamo abbia un’efficacia reale.

Più logica – anche se decisamente tardiva – la misura che impone al medico che certifica la morte di comunicare entro 48 all’anagrafe l’avvenuto decesso. Parecchi familiari dotati di delega, recitano le cronache, ritardavano per mesi o anni la comunicazione, arrivando in alcuni casi ad “occultare il cadavere” pur di continuare a percepire indebitamente l’assegno destinato al “caro estinto”.

Ma l’intenzione di “dar fastidio” ai pensionati è confermata da una terza norma: dal 2015 scatta la riduzione di 150 milioni dei fondi destinati ai patronati, strutture che prestano assistenza ai pensionati nei loro rapporti con l’istituto previdenziale. In teoria perché molte delle informazioni e delle pratiche potranno essere smaltite online (ma la percentuale di anziani in grado di usare autonomamente le comunicazioni telematiche è molto bassa, anche se in progressivo aumento); in pratica per tagliare i viveri ai sindacati, ovvero alle strutture che hanno istituito la stragrande maggioranza dei patronati in attività.

Ci vede, il governo, eccome…

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