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Tassa sui condizionatori. Quella di Salvini non è una vera bufala

Sta diventando virale il post dell’insopportabile leader leghista Matteo Salvini relativa alla tassa sui condizionatori. Soprattutto sono virali i commenti che lo accompagnano definendo le dichiarazioni di Salvini una bufala. Abituati alle rodomontate e alle odiosità di Salvini molti si prestano a liquidarla così, come una bufala.  Ma, purtroppo, questa volta Salvini ha ragione e chi lo accusa ha torto.

Salvini, preso dalla fregola della sparata,  toppa solo su un aspetto: la tassa non è di 200 euro ma molto più bassa.  Attenzione però perché ad una somma più elevata ci si può arrivare facilmente. Vediamo come.

Infatti da due anni, le amministrazioni locali hanno esteso l’imposta ecologica sulle caldaie (conosciuta come Bollino Verde o Bollino Blu) a tutte le fonti di calore, incluse le stufe a pellet e i condizionatori. Questi ultimi vengono installati in larga parte con l’obiettivo opposto – produrre frescura e non calore – ma possono produrre anche calore, dunque vanno tassati e sono stati inseriti tra gli impianti da accatastare ai fini del pagamento del bollino verde.

Il Bollino verde o blu sulle caldaie si paga ogni due anni e la cifra non è rilevante (si va dai 5,46 ai 9 euro nel caso del Comune di Roma o della sua Città Metropolitana). Il problema è che le amministrazioni locali spesso affidano le verifiche sugli impianti a società private che vanno a caccia di attività redditizie. In alcuni casi pagano una cifra congrua ai comuni e poi incassano tutto quello che riescono a guadagnare oltre la cifra versata ai comuni. Le conseguenze? Che per ogni infrazione, anche lieve, scattano sanzioni per decine e decine di euro. Non solo. Ci sono trucchi che meriterebbero di essere denunciati come il fatto che la prima sanzione (di solito 90 euro) non è una “sanzione” ma il “costo” della verifica fatta dal tecnico che viene a controllare se hai pagato o meno il bollino verde e se la caldaia è a posto. Si tratta però di un tecnico della società incaricata dal Comune o dalla Città Metropoilitana,  che ovviamente non è il vostro tecnico al quale ogni anno pagate tariffe di assistenza che vanno da un minimo di 70 euro fino a 120. Quindi magari avete già pagato il vostro tecnico e poi vi ritrovate a pagarne un altro perché è venuto a fare la “verifica”. Non solo. I 90 euro di costo della verifica non sono legalmente una sanzione ma se la pagate in ritardo il suo costo aumenta esattamente come quello delle sanzioni, fino ad arrivare ad Equitalia.

Insomma questa volta Salvini non l’ha sparata ma ha detto una cosa vera, magari forzata nei numeri, ma non è una bufala. Il risultato è che oltre all’aria calda si pagherà una tassa anche per l’aria fresca.

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