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Grandi evasori? Felici e contenti

La notizia passa quasi inosservata ai comuni mortali (vedesi lavoratori dipendenti o autonomi che campano del loro lavoro), ma sulla stampa economica, negli uffici dei commercialisti o negli studi degli intermediari finanziari si respira tutt’altra aria, un’aria “elettrica”. Ci riferiamo al provvedimento per sanare i capitali illegalmente trasferiti all’estero dall’Italia. Anche in questo caso si è ricorsi ad un anglismo: “Voluntary desclosures”. La scadenza fissata per mettersi in regola era stata fissata per il 30 settembre, ma l’insurrezione di commercialisti e intermediari finanziari è riuscita ad ottenere una proroga nel pomeriggio di ieri. Il motivo? La documentazione richiesta per mettersi in regola è troppa e ricostruire i movimenti dei capitali imboscati all’estero prima del 2010 è impresa ardua. Dunque l’Agenzia delle Entrate ha concesso la proroga e reso facoltativa e non obbligatoria l’integrazione della documentazione degli anni precedenti nella adesione al provvedimento.

Dieci anni fa era stato lo “scudo fiscale” elaborato dalla finanza creativa di Tremonti, in tempi più recenti sono state le nuove direttive del Ministero delle Finanze in coordinamento con l’Unione Europea, a cercare di sanare il fatto che qualche migliaio di milionari e ultramilionari, avesse trasferito le proprie ricchezze in Svizzera o nei paradisi fiscali per non pagare le imposte sui loro patrimoni in Italia. Cifre da capogiro che si affacciano qua e là solo quando la denuncia sull’evasione fiscale diventa quasi un atto dovuto, un tormentone consolatorio in un dibattito televisivo.

Non siamo più all’epoca degli “spalloni”, quando montanari esperti di sentieri poco conosciuti sul confine tra Italia e Svizzera, portavano zaini e vagonate di soldi nelle banche oltre le Alpi, assicurandosi anche il viaggio di ritorno con zaini e borse pieni di stecche di sigarette di contrabbando. Ma quello era un altro mondo. Adesso il sistema di banche e finanziarie off shore offre un immenso ventaglio di possibilità per “evadere le tasse” in Italia, per non pagarle o pagarne assai meno. Un ventaglio ovviamente negato alle famiglie di comuni mortali alle quali per compilare le nuove Isee viene chiesto tutto, fin nei minimi dettagli.

Ma spulciando nei dettagli il provvedimento varato – e prorogato – dal Ministero delle Finanze, emerge anche la possibilità che i capitali esportati all’estero non rientrino necessariamente in Italia ma vengano solo denunciati per pagarci le imposte. Anche qui c’è stata una levata di scudi da parte degli speculatori, dei finanzieri e degli esportatori di capitali. Ma come paghiamo le tasse sui capitali depositatu alle Isole Cayman e adesso dobbiamo pagarle anche in Italia? Allora “per evitare una palese e ingiustificata doppia imposizione” rimborsateci le tasse che abbiamo pagato negli anni scorsi alle Isole Cayman!! Se non ci credete potete leggerlo a pag.2 del Sole 24 Ore di oggi.

Ovviamente la partita sta diventando relativamente più semplice con la Svizzera, molto meno con i paradisi off shore. A ben guardare il nuovo scudo fiscale – o meglio il “Voluntary Desclosures” – non pretende di far rientrare i capitali in Italia, ma solo di esserne messo a conoscenza per poter stabilire le imposte da pagarci sopra. E’ infatti il quotidiano della Confindustria a chiarire che: “l’operazione rientro dei capitali contempla anche la possibilità di lasciare i patrimoni all’estero a seguito dell’emersione”. Viene dunque richiesta la sola “compliance” (anche qui un anglismo che lenisce qualsiasi inquietudine) cioè “la piena lealtà nello svelare tutto quanto è fuggito all’estero nel corso degli anni”, ma – e ci mancherebbe pure questo – senza compliance si perdono i benefici. Gli evasori sembrano aver gradito, tant’è che alla sola Direzione Regionale delle Entrate di Milano stanno lavorando una media di 400 istanze al giorno.

Qual’è allora il senso di tutta questa operazione che , secondo le ultime stime dell’Agenzia per le Entrate dovrebbe portare ad una “emersione” tra i 15 e i 20 miliardi trasferiti all’estero? Secondo Hervè Falciani, l’informatico ex dipendente della filiera svizzera della grande banca Hsbc, che ha sputtanato migliaia di grandi evasori fiscali in tutta Europa, poco o niente. Intervistato oggi da Il manifesto, alla domanda se vede il governo Renzi sen­si­bile al tema della lotta all’evasione, Falciani risponde laconicamente: “Non vedo alcuna dif­fe­renza con i governi pre­ce­denti. Nes­sun cambiamento”. E’ chiara l’aria che tira?

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