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L’Italia “smette di crescere”. Ma quando aveva cominciato?

Doccia fredda per Renzi. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat nel terzo trimestre del 2015 la crescita economica del paese è rallentata. Nel periodo luglio-settembre il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del terzo trimestre del 2014. Lo comunica l’Istat che ha confermato la variazione congiunturale diffusa il 13 novembre scorso, mentre ha rivisto al ribasso la crescita tendenziale (la stima era 0,9%). Il terzo trimestre del 2015 ha avuto quattro giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al terzo trimestre del 2014. Per il 2015 a variazione acquisita (cioè quella che si verificherebbe senza ulteriori cambiamenti tra ottobre e dicembre) è pari a +0,6%. L’obiettivo del governo, fissato nella nota di aggiornamento del Def, è di un Pil a +0,9% nel 2015.

Sul fronte della disoccupazione, ad ottobre, secondo le stime provvisorie dell’istituto statistico, il tasso è sceso all’11,5% dall’11,6% di settembre: si tratta del dato più basso dal dicembre 2012 quando la disoccupazione era all’11,4% e i dati non ci ingannano siamo ancora praticamente piantati lì. E dire che a settembre – solo due mesi fa – l’Istat ce la raccontava così: “A luglio il tasso di disoccupazione è calato di 0,5 punti percentuali, scendendo al 12% e riportandosi così ai livelli del luglio 2013”. Insomma due mesi eravamo “scesi al 12%” (ma adesso ci dicono che era l’11,4) e il confronto veniva fatto con luglio 2013 mentre adesso il raffronto si fa con dicembre 2012. Un incrocio di dati e riferimenti che serve in qualche modo ad attutire le cattive notizie quando sono cattive notizie. Il venditore di pentole – Matteo Renzi – continua a vendere fumo facendo il gioco delle tre carte. Ma il paese ha bisogno soprattutto di verità, un valore aggiunto che questo governo non è in grado di fornire

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