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Il turismo di massa uccide la città. Proteste a Barcellona

Alcuni attivisti dell’organizzazione giovanile “Arran” – sinistra indipendentista e anticapitalista – hanno affisso sulla facciata della Pedrera a Barcellona – una delle costruzioni più famose e note dell’architetto Antoni Gaudì – un grande striscione che denuncia la turistizzazione e la speculazione. In inglese, lo striscione recitava “il turismo uccide la città”

Cinque giorni fa era stata invece la sezione di Endavant (aderente alla Cup) del quartiere di Ciutat Vella de Endavant, a bloccare con il silicone le porte di aziende che noleggiano biciclette, ostelli o informazioni turistiche,
“Non soffriamo di turismofobia, subiamo il capitalismo, ed è per questo che abbiamo deciso di uscire e difendere i nostri quartieri di fronte allo splendore perverso del marchio di Barcellona”, dice l’organizzazione della sinistra catalana.
Dieci giorni prima, secondo il giornale Abc, due attivisti di Arran, l’organizzazione giovanile di Endavant, avevano si erano incatenati accanto alla scultura del drago nel Parco Guell, mentre all’ingresso uno striscione è stato dispiegato con lo slogan “Aturem il massiu turisme ! ‘ (Ferma il turismo di massa!).
Arran intende combattere contro “questo turismo che minaccia la vita delle persone”.


Il quotidiano ABC ritiene che quella che definisce arbitrariamente  “turismofobia”,  rischia di riapparire quest’estate a Barcellona” e riattivare “un problema che il passato ha colpito la buona immagine della città”.
“I reclami sull’eccessivo numero di visitatori, in parte incoraggiati dalla visione del governo di Ada Colau sul turismo come una realtà scomoda, possono ancora una volta mettere in imbarazzo l’industria principale di Barcellona”, scrive Abc.

A Barcellona le proteste contro il turismo di massa e i danni che comporta (congestione degli spazi, stress sui servizi pubblici, gentrificazione dei quartieri, arricchimento crescente per le catene multinazionali più che per il commercio di prossimità), non è la prima volta che si manifestano pubblicamente.

Già nel febbraio del 2016 ci furono le prime proteste, e poi nel dicembre del 2017 e nell’agosto 2018 divennero proteste popolari di massa contro il devastante turismo di massa.

Una esperienza interessante che dimostra come quanto andiamo segnalando e denunciando da tempo non sia un problema o una “fissa” solo per città come Roma e Napoli.

Il turismo è il primo settore economico mondiale per fatturato, il turismo di massa e insostenibile ne è una delle prime conseguenze. Governare questi flussi, impedire che destrutturino selvaggiamente la coesione urbana e redistribuire le risorse agli abitanti delle città “oggetto”, è una sfida all’altezza della contraddizione che si viene presentando.

Su questo vedi anche:

Il turismo può essere una maledizione per le città

Napoli. Contro la turistificazione selvaggia

 

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