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Il low cost di Alitalia finisce fuori pista

A bordo vi erano 46 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. I feriti sono sedici, di cui due in cndizioni oiuttsto serie. Il velivolo proveniva da Pisa.

L’Atr 72 di Carpatair è finito fuori pista – secondo le ricostruzioni – «a causa del forte vento». Ovvero un motivo che porta direttamente a interogarsi sul livello qualitatito dei piloti. Che, va ricordato, sono reclutati e addestrati nel loro paese ma operano qui in Italia come “facente le veci” della squinternata Alitalia in formato Cai, dopo la privatizzazoine che è costata molto al bilancio pubblico e moltissimo ai 10.000 licenziati circa. Ma questa compagnia opera con insegne Alitalia, i cui passeggeri – al momento dell’acquisto del biglietto – non vengono neppure avvertiti che il loro “volo Alitalia” sarà in realtà effettuato da un’altra compagnia. Questa mattina Alitalia ha inoltre chiesto ufficialmente alla magistratura di eliminare dal velivolo, attualmente sotto sequestro, gli adesivi della compagnia di bandiera. Richiesta che è stata accettata. E così sta facendo circolare delle foto “no logo” dell’incidente, per cercare di ridure il danno di immagine.

La  Carpatair è già stata al centro di una serie di incidenti uno dei quali, un difetto di pressurizzazione sul volo Ancona-Roma del 17 gennaio scorso, aveva indotto l’Alitalia a subentrare con propri aerei sui voli dal capoluogo marchigiano. Il guasto del 17 gennaio aveva costretto l’Atr 72 con 56 passeggeri a bordo a rientrare dopo il decollo all’aeroporto di Ancona Falconara.Ma non era certo il primo, su quella rotta. Bensì il quindicesimo nell’arco di un mese e mezzo; un numero impressionante che rivela quantomeno una manutenzione fatta al risparmio e non fatta per niente, e che aveva indotto l’Alitalia ad assumersi – finalmente! – direttamente il servizio dalla città delle Marche.

Preoccupazione era stata espressa più volte da organizzazioni sindacali dei piloti e degli assistenti di volo. E l’Anpac protestava perchè «chi acquista un biglietto Alitalia si troverà imbarcato su un aeromobile solo apparentemente appartenente all’ex compagnia di bandiera, ma in realtà operato direttamente dalla Carpatair, con piloti e assistenti di volo scelti e addestrati in Romania».

La Carpatair è stata fondata nel 1999 a Timisoara. Nasce con il nome Veg Air utilizzando un solo aereo, un vecchio Yakovlev Yak-40 (un piccolo trimotore a getto ad ala dritta progettato dall’OKB 115 e sviluppato in Unione Sovietica negli anni sessanta.) in leasing.

L’attuale denominazione arriva nel dicembre del 1999, quando investitori della Swiss si uniscono alla compagnia. Gli impiegati sono circa 450 e l’attuale amministratore delegato è Nicolae Petrov. Attualmente serve 28 destinazioni in 6 nazioni. La compagnia ha diversi accordi sui biglietti aerei con grandi compagnie aeree, oltre che con Alitalia, Malev, Lufthansa ed Austrian Airlines. In pratica opera al loro posto e per loro conto, potendo far affidamento su costi del lavoro inferiori e – ora si è visto più volte molto concretamente – una manutenzione “più leggera”, Naturalmente tutto questo “risparmio si paga” in termini di sicurezza.

È del 20 settembre 2011 l’accordo commerciale che lega Carpatair e Alitalia. Secondo l’accordo i voli Carpatair da e verso l’Italia sono commercializzati da Alitalia sotto propria denominazione, con tanto di saluto vocale finale ai passeggeri “grazie per aver volato Alitalia”. Al tempo della firma dell’accordo Alitalia dichiarava: «L’accordo con Carpatair sviluppa ulteriormente il network di Alitalia perchè rafforza la nostra presenza soprattutto dalla provincia italiana verso la Romania e i mercati dell’Est. L’accordo ci permette di offrire ai nostri clienti un ampio ventaglio di destinazioni grazie al network di Carpatair operato dall’hub di Timisoara. Allo stesso modo i clienti di Carpatair potranno raggiungere da Roma Fiumicino più di 90 destinazioni del network globale di Alitalia». In realtà, come si vede oggi, non c’era nessuna strategia di “espansione ad est”, ma un semplice “esternalizzazione” di una parte dei propri voli interni ad una compagnia straniera di dubbia capacità operativa e seri problemi di affidabilità. Mentre, contemporaneamente, la compagnia italiana denunciava “esuberi” e chiedeva al governo la cassa integrazione.

Durissima la presa di posizione dellUsb – il cui è confluita il Sult, poi SdL, sigla di base molto rpesente soprattutto tra gli assistenti di volo.

«A quanto pare la compagnia di bandiera Alitalia sembra molto più interessata a risparmiare sul costo del lavoro, nonostante le migliaia di lavoratori in cassa integrazione e mobilità, che a seguire come sono operati i propri voli. La compagnia romena Carpatair che opera alcune rotte in wet leasing per conto di Alitalia non è infatti nuova ad incidenti con i propri velivoli. Quello di ieri sera è il quinto episodio in suolo italiano». «Denunciamo questo incredibile caso per primi e inascoltati dalla primavera 2012. Troviamo inoltre inconcepibile che all’acquisto del biglietto, i passeggeri non siano neanche informati di volare con velivoli ed equipaggi romeni. Usb ritiene doveroso, che gli enti preposti intervengano a tutela della sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori e facciano chiarezza prima che accada un’irreparabile tragedia».

Sembra dunque evidente che ci siano pesanti complicità in tutti gli organismi di controllo del traffico aereo in Italia.

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