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Roma. Morì durante l’arresto. Riaperto il caso Marinelli

Verrà riaperto il caso di Luigi Federico Marinelli, 49 anni, morto il 5 settembre 2011 subito dopo essere stato fermato, immobilizzato e ammanettato dagli agenti di polizia intervenuti per sedare una una lite in famiglia. Il giudice per le indagini preliminari Giacomo Ebner ha disposto che proseguano le indagini per omicidio colposo a carico dei quattro agenti intervenuti, rigettando la richiesta di archiviazione arrivata dalla procura. Nel provvedimento, il giudice ha invece scagionato definitivamente i due infermieri del 118 accorsi nell’appartamento «visto che non hanno potuto far altro che constatare il decesso».
“La consulenza tecnica del Pm non ritiene collegabile alla condotta degli agenti la morte di Marinelli”,scrive il magistrato. “Al contrario la consulenza di parte ritiene che la costrizione fisica operata dagli agenti, in particolare l’ammanettamento e il successivo capovolgimento in terra del Marinelli, sia possibile causa dell’arresto cardiocircolatorio”. Da questo deriva la conclusione e l’indicazione di proseguire le indagini sulla morte di Marinelli. “Deve essere ben chiarito il ruolo che ciascun indagato ha avuto nella vicenda”. Sono quindi stati restituiti gli atti al pm titolare dell’inchiesta affinchè entro il 10 marzo avvii una nuova consulenza tecnica. “La decisione ci conforta”, ha spiegato l’avvocato di parte civile Giuseppe Iannotta, “Siamo sicuri che se non l’avessero ammanettato, non sarebbe morto. L’arresto cardiaco è secondario a un forte trauma toracico”.
“Quando è morto non trovavano neppure le chiavi delle manette per liberarlo”, ha commentato Vittorio Marinelli, fratello della vittima. La madre così ricostruisce gli avvenimenti di quella tragica sera: “Luigi quella sera voleva 10mila euro e abbiamo discusso, erano soldi suoi che temevo potesse sperperare, allora ho chiamato la polizia per incutergli timore, ma anche come supporto per un eventuale Tso, vista la sua instabilità psicologica” racconta ai giornalisti. “Alla fine ho ceduto e ho firmato l’assegno davanti agli agenti. Lui a quel punto voleva uscire, aveva la fidanzata che lo aspettava al bar, ma i poliziotti, chiusa la porta, lo hanno preso e ammanettato, saltandogli addosso per bloccarlo con le mani dietro la schiena. Ho visto mio figlio irrigidirsi, un incubo”.
Secondo la Procura  l’infarto che ha ucciso Marinelli potrebbe essere icollegato a un eventuale uso di stupefacenti e le fratture su dodici costole causate dalle manovre di rianimazione. Nella richiesta di archiviazione il pm aveva scritto: “Sono state osservate unicamente le seguenti fratture costali: in emitorace destro: 6 coste fratturate; in emitorace sinistro: 6 coste fratturate”. Un pò troppe per una morte dovuta a “cause naturali”. Le indagini dunque proseguiranno.

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