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Rapina a Roma. Ucciso Giorgio Frau

Zona della basilica di Santa Maria Maggiore, in via Carlo Alberto, all’Esquilino. Un portavalori si ferma davanti alla filiale della Banca Popolare di Sondrio. Scatta il tentativo di rapina. Partono gli spari. Una guardia privata rimane ferita, uno dei rapinatori viene ucciso. E’  Giorgio Frau, 56 anni, ex militante di Lotta Continua a Roma Sud, poi “fiancheggiatore” delle Brigate Rosse, resosi latitante dopo la scoperta di una borsa contenente armi nella sua cantina, durante una perquisizione in sua assenza. Per qualche tempo si era  rifugiato in Francia, avvicinandosi alle Ucc.
Fu arrestato in Spagna all’inizio degli anni ’90, dopo una rapina compiuta insieme alla sua compagna. Erano rimasti soli, avevano cambiato paese e sopravvivevano in quel modo.
Estradato in Italia dopo aver scontato la condanna spagnola, aveva passato alcuni anni in carcere anche in Italia. Scarcerato dopo aver scontato la pena, aveva cercato di rienventarsi una vita prima nelle cooperative sociali e poi come negoziante in proprio. Sommerso dai debiti in questo tentativo, aveva cercato la soluzione della rapina insieme ad alcuni “comuni”. Ma erano stati  arrestati ancora prima di compierla, nel 2003. 
Condannato a sette anni, solo per la detenzione delle armi, aveva scontato in carcere anche questa condanna. Una volta scarcerato, ovviamente, si era trovato in una condizione ancora peggiore di prima.
I carabinieri – respingendo l’assalto morboso della stampa, che ha tirato fuori anche falsi coinvolgimenti in altri episodi – hanno riconosciuto che questo ultimo gesto della sua vita non aveva alcun intento “eversivo”, ma motivato unicamente dalle banali necessità della sopravvivenza. A dispetto degli anni, doveva aver pensato che le “competenze” accumulate nella vita precedente potevano essere utilizzate ancora adesso.
Ciao, Giorgio. Che la terra ti sia lieve.

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2 Commenti


  • K.

    Ho conosciuto, sia pure superficialmente ed indirettamente, Giorgio Frau …

    Un sottoproletario di borgata, un personaggio pasoliniano che, più o meno nel 1972/73, come molti altri come lui, incontrò Lotta Continua … e cominciò vagamente a masticare di politica ….

    Con la fine di Lotta Continua, a fine 1976, finì anche l’agire politico di Giorgio … che però era ormai negli schedari della Digos …. roba di botte date ai fasci e di fermi durante occupazioni di case …. e quindi la patente di “eversore” non gliela ha più potuta levare nessuno ….

    Indi per cui, nel 1979, in una ampia retata di arresti e perquisizioni nella zona Centocelle/Prenestino formalmente riguardanti l’inchiesta Mpro/Guerriglia Comunista ma in realtà fatte a pene di segugio ( fu arrestato anche un mio parente, allora militante del Pci, colpevole solo di frequentare un certo bar di Largo Preneste ), la Digos arrivò anche a casa di Giorgio Frau … e trovò un borsone d’armi nella sua cantina …

    La lotta armata non c’entrava niente … Giorgio da incensurato custodiva quel borsone, a pagamento, per una “paranza” di rapinatori della zona … fortunatamente assente da casa al momento della perquisizione, fuggì insieme alla sua compagna ( anche lei incriminata nella stessa inchiesta, pur non essendosi mai interessata di politica) in Francia …

    Lì ovviamente, anche per una pura questione di sopravvivenza, si trovò a frequentare l’ambiente degli altri “esuli” italiani ricercati per banda armata …. ma niente di più … mai stato brigatista o delle Ucc …. al massimo amico/frequentatore di militanti italiani rifugiati oltralpe ….

    Qualche anno dopo passò in Spagna, dove con la compagna tentò una prima rapina e fu arrestato …

    Da allora tutte le sue vicissitudini hanno riguardato esclusivamente la sua attività di rapinatore comune, nei fatti anche molto maldestro e sfortunato … anche le armi ritrovategli, ancora una volta in cantina, nella inchiesta sulle “nuove BR” dopo l’omicidio di D’Antona, a questo e non alla lotta armata erano riferite ……

    E così fino alla tragica fine di ieri …

    Ma evidentemente, da parte dei media, in questa situazione di ingovernabilità politica e di crisi economico/sociale, c’è un gran bisogno di inventarsi un “emergenza terrorismo” inesistente ….

    Ciao, Giorgio … probabilmente, hai finito di soffrire ….


  • pier

    ho in comune con Giorgio età, LC e la devianza ‘comune’… di livello molto più scarso

    l’uso strumentale di una ‘emergenza terrorismo’ è prevedibile, e comprendo bene chi è preso da rimpianto, disillusione, o chi vorrebbe risposte estreme; capisco anche chi ancora coltiva un’illusione elettorale

    mi chiedo però se la questione non sia superata dai fatti: per quanto cerco, non vedo segni di ripresa del sistema economico, a occhio e croce sembra in rapida disgregazione, senza ritorno

    posso sbagliarmi, chiaro; in caso contrario però la questione oggi non riguarda più l’eventualità teorica o la necessità ideologica di una rottura rivoluzionaria, quanto una pratica di alternativa di sistema, subito, prima possibile

    il processo in atto prende, prenderà, forme diverse, anche di scontro (come accade a Port Said), quindi la questione della forza resta attuale; ma quella fondamentale è un nuovo sistema di rapporti economici e sociali

    occorre ri-conoscere il passato, riprendere -in modo critico, alla luce degli eventi- temi, modi di intervento e ipotesi di allora, usando al meglio anche i nuovi mezzi disponibili

    oggi più che mai, è facile sbagliare: l’importante è evitare errori già conosciuti, credo

    un pensiero di rispetto, e affetto, a Giorgio, a Prospero e a tutti i compagni e le compagne caduti

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