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Stormfront: l’accusa chiede il carcere per quattro neonazisti

Hanno promosso e diretto un gruppo il cui fine era l’incitamento alla discriminazione e alla violenza etnica, religiosa e razziale, anche attraverso la diffusione del loro pensiero attraverso il forum italiano di Stormfront. Per questo il pubblico ministero Luca Tescaroli ha chiesto di condannare a pene che vanno da un minimo di 4 anni e 1 mese ad un massimo di 4 anni e 10 mesi i quattro imputati nel processo per aver gestito le pagine web del sito neonazista.

La requisitoria è stata pronunciata ieri al termine del giudizio abbreviato, davanti al gup Carmine Castaldo. In particolare il pubblico ministero ha chiesto 4 anni e 10 mesi per Daniele Scarpino, milanese di 24 anni, ritenuto l’ideologo del gruppo; 4 anni e 1 mese per Diego Masi, 30 anni, di Ceccano (Frosinone); 4 anni e 6 mesi per Luca Ciampaglia, 23 anni di Atri (Teramo), entrambi moderatori del forum italiano Stormfront. E infine 4 anni e 8 mesi per Mirko Viola, 42 anni di Cantù (Como).

Per tutti la pubblica accusa ha chiesto anche l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e il pagamento delle spese processuali. Secondo l’accusa i quattro attraverso il forum italiano del sito Stormfront.org “hanno promosso e diretto un gruppo il cui fine era l’incitamento alla discriminazione e alla violenza etnica, religiosa e razziale”. Le pagine web prendevano di mira gli “ebrei, gli immigrati, ed incitavano alla supremazia della razza bianca e all’istigazione al razzismo e al negazionismo”. L’avvocato di parte civile Danile Stoppello, che rappresenta alcune delle persone prese di mira, ha ribadito in aula le accuse sottolineando la natura associativa del reato contestato e la gravità dei fatti. La sentenza è prevista per l’8 aprile prossimo. Nella sua requisitoria Tescaroli, così come i legali di parte civile, tra cui l’avvocato Daniele Stoppello, ha sostenuto che non devono essere concesse agli imputati le attenuanti generiche, ed ha ribadito “l’esistenza di un vincolo associativo, nonché la gravità delle parole di odio contro gli ebrei e contro tutte le altre persone che ad essi sono stati accomunati”.

Agli imputati è contestato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Luca Tescaroli, di essersi associati, “perché accomunati da una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista – si legge nel capo d’imputazione – allo scopo di commettere più delitti di diffusione di idee online e tramite volantinaggio, fondati sulla superiorità della razza bianca, sull’odio razziale, etnico e di incitamento a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziale ed tecnici”. Ciò sarebbe stato realizzato tra il 2011 e il 2012 sul forum italiano di Stormfront, dove, attraverso l’uso di pseudonimi, gli imputati avrebbero diffuso “messaggi, volantini, immagini, video e registrazioni audio, inerenti a tematiche identitarie, al negazionismo dell’olocausto e alle adozioni internazionali, caratterizzati dalla superiorità della razza bianca, dal rancore nei confronti di chi aiuta gli immigrati, dei giornalisti che criticano coloro che plaudono alle SS, degli ebrei, dei negri, dei rom, dei nomadi, degli appartenenti alle forze dell’ordine e alla magistratura – che impediscono di potersi fare giustizia da sé e perseguono colo che commettono reati di matrice discriminatoria, violenta o di incitamento alla stessa per motivi razziali ed etnici – nonché degli esponenti politici di sinistra sensibili alle esigenze degli immigrati e delle persone di altre razze”. L’inchiesta portò il 16 novembre 2012 all’arresto dei quattro imputati e alla denuncia a piede libero di altre 17 persone ritenute affiliate alla medesima organizzazione. In quell’occasione l’autorità giudiziaria dispose anche l’oscuramento del sito www.stormfront.org.

Nel giudizio sono costituiti parte civile i giornalisti Marco Pasqua e Roberto Saviano, il direttore dell’ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri Massimiliano Monnanni, il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, tre giudici di un collegio del tribunale di Palermo. A questi ieri si sono aggiunti il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio dei Ministri. 

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