Menu

“I Rom rubano i bambini”? Il Messaggero ha il naso lungo…

Non bastava ai media italiani l’enorme spazio acriticamente concesso nelle scorse settimane alle notizie su due presunti furti di bambini da parte di Rom, rispettivamente in Grecia e in Irlanda. In quei casi il motivo scatenante del sospetto di autorità e media era che le bambine in questione erano bionde. “Troppo bionde per essere figlie di Rom!” hanno pensato esperti e giornalisti la cui visione razzista – nel senso della classificazione degli esseri umani in razze di ottocentesca memoria – non si è lasciata scalfire da decenni di studi sulla genetica e la trasmissione ereditaria dei geni, alcuni dei quali recessivi…

In entrambi i casi, dopo aver esposto il mostro – lo zingaro! – in prima pagina per giorni e giorni, si era poi scoperto che la bimba irlandese ‘rubata’ era effettivamente figlia dei suoi genitori, mentre nel caso greco la bambina bionda era figlia di genitori che l’avevano ceduta volontariamente alla coppia ellenica. Rom anche loro, ma bulgari… Anche in questo caso nessun furto, nessun rapimento. Se le due bimbe avessero avuto occhi e capelli scuri nessuno se le sarebbe ‘filate’, come si dice a Roma. Avrebbero anche potuto morire assiderate o bruciate in qualche baracca o roulotte, e per loro non ci sarebbero stati né servizi ai telegiornali né prime pagine sui quotidiani.

Ma la vecchia e sempre redditizia storiella degli ‘zingari che rubano i bambini’ era troppo succulenta affinché giornali e tv lasciassero cadere la cosa, ammettendo al contempo la propria assoluta mancanza di deontologia e professionalità nel raccontare vicende delicate sulle spalle dei bambini in questione, comportandosi da avvoltoi più che da strumenti di informazione e contribuendo a diffondere allarme sociale e razzismo in un momento in cui società spaventate e scosse dalla crisi economica sono alla ricerca di un facile capro espiatorio. Poco importa che statisticamente parlando gli orchi che rapiscono e seviziano i bambini siano nella quasi totalità dei casi pedofili bianchi, spesso insospettabili professionisti quando non familiari o amici delle famiglie dei bimbi rapiti. E’ difficile ammettere che il mostro è come noi, meglio alimentare leggende metropolitane trite e ritrite.
Ed così ecco che nei giorni scorsi alcuni quotidiani, tra i quali il Messaggero, si inventano un furto di bambino da parte dei Rom nella capitale, per fortuna sventato.
Ci sarà o no un motivo se i romani il giornale di via del Tritone l’hanno sempre chiamato ‘Il Menzognero”?

*** *** ***

 

A proposito del Messaggero e di quella notizia (falsa) sulla rom che avrebbe rapito un bimbo a Roma

L’Associazione 21 luglio presenta esposto all’ODG su articolo del Messaggero:

«Congetture discriminatorie verso rom».

«Rapisce neonato davanti alla madre, nomade arrestata a Ponte Mammolo». In seguito alla pubblicazione di un articolo così titolato, lo scorso 13 novembre, da parte della testata Il Messaggero, l’Associazione 21 luglio ha presentato un esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio per chiedere la verifica di eventuali illeciti deontologici a carico della giornalista professionista Laura Bogliolo.

Nell’articolo, secondo l’Associazione 21 luglio, l’autrice si è discostata dall’obbligo deontologico di attenersi alla verità accertata dei fatti, pubblicando non solo accuse aleatorie, ma anche congetture di carattere discriminatorio su base etnica capaci di alimentare un infondato allarmismo sociale nei confronti dell’intera comunità rom a Roma e in Italia.

Così la giornalista riportava la notizia del presunto tentato rapimento del neonato: «Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre, a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma».

L’articolo in oggetto, anziché limitarsi alla mera cronaca dei fatti accaduti, insiste sulla presunta appartenenza etnica dell’aggressore («Marco è ormai in braccio a una donna, una nomade di 25 anni, bulgara, che in pochi secondi è riuscita a portare via il neonato e si sta dirigendo verso l’uscita») arrivando persino ad evocare in un clima sensibile sull’argomento a causa delle recentissime vicende che hanno visto protagonista la piccola Maria in Grecia, «una lunga lista di bambini scomparsi e mai più ritrovati».

Dando ampio e acritico spazio a dichiarazioni, di carattere congetturale e generalizzante, senza evidenziarle come pure e semplici supposizioni, l’articolo, secondo l’Associazione 21 luglio, contribuisce alla diffusione dell’allarme sociale nei confronti dei rom basato su ipotesi e pregiudizi.

Dal resoconto pubblicato dal quotidiano, peraltro, emergono alcune discrepanze rilevanti. La giornalista scrive infatti che «la nomade risiede in un campo nomadi a Striano, in provincia di Napoli» ma dalle verifiche effettuate dall’Associazione 21 luglio non risulta, nella cittadina campana, l’esistenza di alcun “campo nomadi”.

Nell’articolo, inoltre, si legge che a riprendere il neonato dalle mani della “nomade” sarebbero state due ragazzine di 16 anni intervenute in soccorso della madre. In un secondo articolo, redatto dalla stessa Laura Bogliolo e pubblicato sul sito de Il Messaggero il 14 novembre, la madre del bambino riporta invece un’altra versione dei fatti: «Mi ha strappato via mio figlio con forza, sono riuscita a riprenderlo mentre lei continuava a strattonarlo».

Alla luce di quanto riportato, l’Associazione 21 luglio ritiene che nell’articolo di Laura Bogliolo non appaiono rispettate le tre condizioni in presenza delle quali il diritto di stampa è da ritenersi legittimo:1) utilità sociale dell’informazione; 2) verità (oggettiva o anche soltanto putativa purché, in quest’ultimo caso, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti; 3) forma “civile” della esposizione dei fatti e della loro valutazione.

Tale articolo si pone poi in contrasto con quanto stabilito dalla Carta di Roma la quale invita ad «evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte» e richiama «l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio».

 

«La diffusione di articoli di questo tipo – è il commento dell’Associazione 21 luglio in seguito all’invio dell’esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio – reca un grave danno a tutta la comunità rom in Italia, finendo con il trasmettere un’immagine criminosa di un intero gruppo di persone. Ancora una volta, ci troviamo pertanto a chiedere ai media di agire in maniera consapevole, considerata la grande responsabilità che i professionisti dell’informazione hanno nella creazione di stereotipi e pregiudizi».

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *