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I pretoriani bipartizan del gioco d’azzardo

Pensavano di averle visto tutte ma non è così. Siamo infatti in presenza di un atteggiamento da governo “cravattaro”. Il cravattaro, per chi non conosce il significato di questa parola (a Roma dubitiamo che siano pochi), sta ad indicare colui che presta il denaro a usura, cioè a “strozzo”, come il nodo della cravatta. Un cravattaro è dunque la persona che stringe il cappio della cravatta del debito fino a soffocare il debitore.

Siamo dunque arrivato ad uno Stato “cravattaro”? La definizione non è nostra bensì del senatore Giovanni Endrizzi del Movimento 5 Stelle che ha dichiarato “sono senza parole di fronte a un provvedimento da Stato cravattaro.

In una denuncia resa pubblica da “il Fatto Quotidiano”, il senatore Endrizzi afferma: “Ci hanno detto che serve per mantenere la continuità del gettito erariale, ma è solo l’ennesimo modo per lasciare soli i nostri amministratori locali. Questa misura va contro tutti i principi di sussidiarietà e decentramento, ma soprattutto colpisce la prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo”. L’intenzione, secondo i promotori del testo, è quella di evitare lo spreco di denaro pubblico sul territorio per quelle che sono considerate “cause perse”: “Una beffa”, continua Endrizzi, “soprattutto a pochi giorni dalla discussione in Aula del disegno di legge sulla cura e prevenzione della ludopatia. Lo Stato deve decidere da che parte stare”.

Ma a cosa si riferisce una dichiarazione così perentoria, che ha visto in disaccordo nella votazione alcuni senatori del PD, come Laura Puppato, la quale ha dichiarato: “Non me la sono sentita di votare insieme al mio partito”?

Il problema consiste nell’approvazione di un emendamento, presentato dal “Nuovo Centro Destra”, al decreto “Salva Roma” , approvato con i voti dei senatori di PD, Scelta Civica, Ncd e Gal.

Qui di seguito l’elenco dei senatori che hanno votato l’emendamento della vergogna

Che la pantomima del “Nuovo centrodestra” di Alfano, si rivelasse per quello che poi effettivamente è, viene dall’ultima e quanto mai contorta trovata fatta attraverso un emendamento, presentato dallo stesso gruppo parlamentare che recita testualmente: “In coerenza con il principio di perequazione ed equilibrio finanziari tra livelli di governo, ed in attuazione dello stesso, qualora interventi legislativi regionali ovvero regolamentari di autonomia degli enti territoriali, aventi ad oggetto misure in materia di giochi pubblici riservati allo Stato non coerenti con l’assetto regolatorio statale di settore, determinino nel corso di un esercizio finanziario minori entrate erariali, anche di natura non tributaria, ovvero maggiori spese statali, anche a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a decorrere dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti statali a favore delle regioni ovvero degli enti locali che hanno deliberato tali interventi in misura corrispondente all’entità delle predette minori entrate ovvero maggiori spese”

In pratica, approfittando del decreto “salva Roma”, e con la scusa di “equilibrare meglio i conti dello Stato”, vengono così di fatto annullate, o rese inutili, le disposizioni o delibere di quegli enti locali che hanno preso misure contrarie all’espansione del mercato del gioco d’azzardo limitandone la diffusione, stabilendo normative che limitano l’utilizzo delle macchinette mangiasoldi (le slot-machine e videolotterie). Il riferimento è, ad esempio, a provvedimenti secondo cui le slot non potevano essere dislocate nelle vicinanze di scuole, edifici pubblici, centri anziani, ospedali e impianti simili.

L’emendamento oltre a annullare queste disposizioni, riferite a quei comuni o regioni che emanano norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario, penalizza gli stessi enti pubblici attraverso la riduzione (già peraltro scarse) di trasferimenti monetari previsti dalle normative di L’emendamento dunque sostiene che: “In coerenza con il principio di perequazione ed equilibrio finanziari” aventi a oggetto misure in materia di giochi pubblici riservati allo Stato non coerenti con l’assetto regolatorio statale di settore”, considerato che le misure restrittive prese dagli enti locali possono determinare – minori entrate erariali, anche di natura non tributaria – a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a decorrere dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti statali a favore delle regioni ovvero degli enti locali che hanno deliberato tali interventi in misura corrispondente all’entità delle predette minori entrate ovvero maggiori spese”.

In pratica agli enti locali (comuni, province, regioni) che dovessero mettere in pratica provvedimenti di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e che dunque riducono il prelievo fiscale (il PREU – prelievo erariale unico) causando così una minore entrata economica allo stato, vengono “tagliati” i trasferimenti economici statali in ugual misura della quantità economica non prelevata dall’erario (lo Stato).

Ma non è tutto! Infatti non c’è solo la penalizzazione degli enti che ostacolano il gioco d’azzardo. L’emendamento approvato stabilisce anche che i concessionari ai quali vengono ritirate le concessioni per gravi colpe, “godano del diritto di continuare il proprio esercizio per 90 giorni”. Ma non è ancora finita, secondo la denuncia del senatore del M5S a tale concessionario potrà subentrare un altro che già dispone di stesse licenze! Dunque il subentro sarà garantito a chi è già titolare di altre licenze!

Saranno così violate anche le norme di concorrenza che dovrebbero invece tutelate le aziende che effettuano la gara di aggiudicazione dell’appalto!

 

Il sito Affari Italiani titola: “I big delle slot fanno bingo. Il doppio aiuto del governo”. Nello stesso articolo si legge anche che questo “ Non è l’unico provvedimento pro-slot. Per coprire la prima rata Imu, il governo aveva varato un condono sui gestori. Letta accettava di incassare soldi subito in cambio di uno sconto del 75% su una multa di 2,5 miliardi per importi sottratti al fisco. Nei programmi, sarebbero dovuti arrivare circa 600 milioni. Ne sono arrivati 290. Le casse dello Stato sono rimaste vuote. I gestori di slot hanno risparmiato 2,2 miliardi.”

In questi giorni abbiamo assistito a una scomposta e alquanto confusa “scesa in campo” di schiere di “popolo” arrabbiato contro questo o quel rappresentante di una qualsiasi istituzione (governo, sindacati, ente locale, Equitalia, etc). Ma questi gruppi di “veri italiani” si sono ben guardati dall’indicare in questo settore e in questa pratica una parte o una causa, poi non tanto piccola o sprovveduta, delle loro condizioni di miseria. Sarebbe interessante sapere quanti di coloro che hanno manifestato in questi giorni coi “forconi” sono poi vittime, forse inconsapevoli, di questo meccanismo di dipendenza con l’illusione di una vincita che possa risolvere le rispettive miserie economiche?

Sarebbe altrettanto interessante sapere cosa ha fatto Equitalia, così tanto abile e cinica nella riscossione e nel pretendere somme (pena la messa all’asta delle proprietà immobiliari dei malcapitati), contro queste aziende o quali misure coercitive ha preteso per costringere le stesse a pagare la sanzione emessa dalla Corte dei Conti già dal gennaio del 2012.

Sarebbe infine interessante sapere chi sono, come agiscono sui parlamentari e che fine hanno fatto i titolari di aziende concessionarie delle licenze del gioco e delle macchinette che non hanno rispettato le normative di legge in materia di rispetto del collegamento al cervellone elettronico di controllo delle giocate; di dislocazione fiscale delle aziende titolari delle licenze in territori noti come“paradisi fiscali”; chi sono i titolari delle licenze e quale documentazione antimafia hanno prodotto.

Tutte domande alle quali viene data una risposta evasiva o elusiva, pena poi quella di scoprire che a capo di qualcuna di queste società ci sono personaggi vicini a organizzazioni criminali, oppure soggetti che appartengono a partiti o associazioni legati a filo doppio ad apparati governativi o ad esponenti di qualche ministero interessato alle vicende economiche.

Al momento ci sono molte, forse anche troppe, denunce, inchieste e analisi in questo settore. L’unica costante alla quale ci si può riferire è quella dovuta alla sua pericolosità. Pericolosità dimostrata sul versante del fenomeno della “ludopatia”, contro la quale ci si limita a prendere solo iniziative di carattere sanitario invece di puntare l’attenzione anche sul fenomeno ben più importante dei capitali. Poco o nulla si fa sul versante della loro provenienza, con capitali che vengono investiti in misura sempre più grande e con gli alti profitti che questo sistema è capace di produrre, senza considerare poi l’altro lato , anche questo molto importante, dovuto alla presenza di organizzazioni criminali, illegali e extraterritoriali. Un sociologo italiano che insegna in una università britannica (Vincenzo Ruggiero) è tornato a scrivere – nel suo ultimo libro “I crimini dell’economia” sul carattere criminale del capitalismo. Se anni fa questa poteva sembrare una forzatura o un vezzo di originalità del pensiero, oggi la realtà fa impallidire i più riluttanti e conferma pienamente quella tesi. Il lavoro di inchiesta e di analisi da fare su questo è ancora molto vasto. Contropiano continua a lavorarci sopra. Crescono i contatti e il lavoro di rete anche in altre città, ma è evidente che su questo terreno l’impegno dovrà essere sempre più attento e determinato. Possiamo ben dire che in questo settore la posta in gioco è ormai altissima.

 

 

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