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Davide Rosci risponde a “La Repubblica” per l’inchiesta sugli ultras

Qui di seguito la replica che Davide Rosci, ancora in carcere per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma, ha inviato al quotidiano La Repubblica:

Gli scontri di Roma hanno riacceso le polemiche sul movimento ultras e la carta stampata non ha perso l’occasione per sentenziare e giudicare l’intero panorama del tifo italiano.
Di questi maestri dell’inchiostro facile, il più arguto è stato sicuramente il giornalista del quotidiano “la Repubblica” che ha inserito il mio nome tra i 10 ultras “padroni”(?) delle curve d’Italia e ha definito la curva del Teramo la più rossa dello stivale.
Cosa dire? Bisogna informarsi prima di scrivere!
Come si fa a dire che la curva del Teramo è la più rossa d’Italia se è noto a tutti che è totalmente apolitica? Da dove arriva questa notizia? Forse da chi cerca di mischiare il mio attivismo politico con la passione per la gradinata che ho da sempre.
Nella curva est del Teramo non è stato mai esposto un vessillo politico di nessun genere, non sono mai stati cantati slogan politici, né di destra né di sinistra, ed è da sempre una prerogativa degli ultras del Teramo quella di lasciare fuori la politica dagli stadi, perché ritenuta un male assoluto.
Che io sia comunista è poi una cosa che non nulla a che fare con la curva visto che non la facciamo entrare ed inoltre di cosa sarei padrone?
Capisco che ora bisogna sbattere il mostro in prima pagina, ma è troppo semplice giocare sull’emotività delle persone a poche ore dai fatti della finale di coppa Italia.
Quindi, prima di affrontare certi temi, vi invito ad informarvi meglio e a studiare il fenomeno facendo una sana inchiesta.
Su quanto accaduto a Roma sabato scorso non c’è dubbio che sia stato un fatto grave da condannare, ma non si viene a capo del problema con la sola repressione. Così facendo si creano ulteriori conflitti tra polizia e ultras, mentre chi ci governa e chi lucra sul pallone sta seduto a casa contando i soldi delle pay- tv.
Il calcio deve tornare ad essere uno sport popolare e per farlo bisogna che tutti capiscano che l’ingranaggio del gioco più bello del mondo si è rotto e a romperlo non sono stati solo gli ultras, anzi.
Tutti devono assumersi le proprie responsabilità: gli ultras cacciando dalle curve le mele marce ed educando ai valori nobili che contraddistinguono tante tifoserie, le Forze dell’Ordine mettendo i numeri sui caschi, il Viminale togliendo la tessera del tifoso che a nulla ha portato se non al calo degli spettatori, e la lega Calcio mettendo un tetto agli stipendi dei calciatori e abbassando i prezzi dei biglietti.
Sperando che si apra una discussione seria, auguro a Ciro una pronta guarigione e mando a sua madre i miei complimenti per essere riuscita con una sola parola ad esprimere il significato più profondo della parola perdono. Prendiamo esempio da Lei.

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