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Castelvolturno: sacrosanta reazione degli immigrati dopo l’ennesimo tentato omicidio

Fermati con l’accusa di tentato omicidio padre e figlio, un centinaio di immigrati in corso di identificazione per incendio doloso, danneggiamenti e tentato omicidio. É questo il bilancio, il giorno dopo la rivolta notturna a Pescopagano, sul litorale domiziano.
La scintilla sarebbe stata un tentativo di furto, uno dei tanti che vengono commessi in zona. Un immigrato sorpreso con una bombola di gas dal guardiano della zona e accusato di averla rubata.
Nasce una discussione, altri immigrati intervengono e il guardiano, P. C.i, 60 anni, avrebbe la peggio. Torna a casa, poi scende in strada anche il figlio, C. C., armato che ferisce alle gambe due immigrati.
Da qui la rivolta con circa 200 extracomunitari che bruciano la casa dei due, danno fuoco a quattro auto e un furgone.
Per tutta la notte si sono fronteggiati reparti della polizia in assetto antisommossa e gruppi di immigrati.
Questo ennesimo tentato omicidio è un ulteriore atto di una lunghissima sequenza di piccole e grandi aggressioni che gli immigrati subiscono nell’area del litorale domizio dove lavoro – come autentici schiavi – sia nel circuito produttivo ufficiale e sia come manovalanza per i clan camorristici.
Proprio in questi zona, alcuni anni fa, furono sterminati 6 immigrati da un commando della camorra guidato dal boss dei casalesi, Giuseppe Setola.

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