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No Tav, parlano i quattro “terroristi” a processo: “il 14 maggio c’eravamo”

Con la fine dell’estate i processi contro i NoTav sono rientrati subito nel vivo, con il solito prevedibile copione da tragicommedia a sfondo giudiziario.
Questa mattina, nell’aula bunker del Tribunale di Torino si è celebrata una nuova udienza del processo contro i quattro militanti NoTav accusati di terrorismo. Un’udienza molto tecnica, partita dal racconto particolareggiato di una serie di indagini anti-droga condotte dalla questura di Bologna.
Nell’ambito di quelle indagini, basate principalmente sull’intercettazione e localizzazione di un gran numero di utenze telefoniche intestate a cittadini stranieri, per un caso assai fortuito – si potrebbe dire persino sospetto, secondo il difensore dei quattro, l’avvocato Claudio Novaro – gli inquirenti tirano in ballo i numeri telefonici dei quattro anarchici che verranno arrestati per l’assalto al cantiere di Chiomonte del maggio.
Semplificando, si parte da trafficanti internazionali di droga per arrivare, non si capisce bene come né perché, a pedinare, intercettare, monitorare un gruppo di militanti delle aree anarchiche torinesi. Certo è che questo colpo di fortuna arriva a ridosso dell’imminente assalto al cantiere del 14 maggio 2013. I telefoni restano intercettati. Ogni azione, ogni spostamento, ogni conversazione, ogni sms dei partecipanti all’assalto viene registrato dagli investigatori. I funzionari di polizia di Bologna e Torino descrivono minuziosamente l’indagine coordinata per “incastrare” i pericolosi terroristi, nonché la raccolta di prove che inchiodano i quattro alle proprie responsabilità. Si scopre come ogni ora del giorno e della notte le vite dei militanti NoTav, e non solo, possano essere spiate anche preventivamente, e anche grazie a “felici intuizioni investigative”. Quelle intuzioni che in un dibattimento si trasformano in in prove inoppugnabili, impermeabili, difficilmente aggredibili anche da avvocati scaltri e navigati.
L’udienza prosegue su questo tenore fino all’intervento dei quattro arrestati Chiara Zenobi, Claudio Alberto, Niccolò Blasi e Mattia Zanotti, che chiedono di poter rilasciare dichiarazioni spontanee. È la prima volta che parlano da quando sono rinchiusi al carcere duro, isolati dal mondo, senza possibilità di contatti esterni.
A ogni udienza hanno sempre presenziato rinchiusi dietro i vetri blindati, e le rare volte che si è reso necessario per loro partecipare alle udienze lo hanno potuto fare solo in videoconferenza, alla stregua dei mafiosi rinchiusi al 41bis. Alla loro comparsa dall’altra parte del vetro il pubblico in aula, composto principalmente da militanti NoTav e amici dei quattro, esplode di entusiasmo. Le dichiarazioni dei quattro detenuti sono chiare ed esplicite assunzioni di responsabilità, oltre che una onesta e coerente esposizione delle ragioni che hanno ispirato il blitz di quella notte. Qui di seguito gli audio integrali delle loro dichiarazioni. Da ascoltare e condivere.

http://radioblackout.org/2014/09/sabotaggio-no-tav-chiara-claudio-mattia-e-nicolo-io-cero/

L’altro grande processo contro i NoTav, il maxi-processo con 51 imputati, da martedì 30 settembre si avvierà alla conclusione. Il 30 infatti, ci saranno le requisitorie dei magistrati anti-NoTav orfani, lo ricordiamo, dei due “pm con l’elmetto” Padalino e Rinaudo. Imminente anche l’inizio di un processo delicato, quello contro Marta Camposana, la militante notav arrestata, picchiata e molestata dalla polizia che presidia il cantiere. L’udienza preliminare per il rinvio a giudizio è prevista per il 15 ottobre. Marta, ricordiamo, è indagata per diffamazione, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Come la maggior parte degli indagati valsusini che, lo ricordiamo, ammontano a ben 1052. Una curiosità: il fascicolo della denuncia presentata da Marta contro il poliziotto che l’avrebbe molestata, sembra essere diventato introvabile.

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