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Navi della morte/2. La Norman Atlantic: tre nomi e sei cambi di proprietà in cinque anni

AGGIORNAMENTO. Alle 20.00 i morti accertati nel naufragio della Norman Atlantic sono saliti a dieci, mentre si accende un giallo sulla discrepanza tra le persone messe in salvo e il numero delle persone imbarcate, una discrepanza che porta a 38 il numero dei dispersi.

Continuano nell’Adriatico le operazioni di soccorso sul traghetto Norman Atlantic dopo l’incendio scoppiato a bordo nella notte tra sabato e domenica. L’ultimo bilancio della Marina Militare parla di 329 persone recuperate  e 149 ancora da recuperare  dalla nave italiana andata a fuoco al largo delle coste greche. Dai registri risulta che sulla Norman Atlantic c’erano in tutto 478 passeggeri di cui 44 italiani, 268 greci, 54 turchi, 22 albanesi, 18 tedeschi, dieci svizzeri, 9 francesi e alcuni russi, austriaci, britannici e olandesi. L’unica vittima accertata finora è un passeggero greco che si è gettato in acqua nel tentativo di raggiungere la scialuppa. Le operazioni di soccorso sono complicate dall’arrivo da Nord Est una burrasca forza otto sull’Adriatico. Il mare molto mosso infatti non consente di trasportare la Norman Atlantic verso il porto albanese di Valona. Dei 329 passeggeri tratti in salvo, 85 sono stati trasferiti sulla nave italiana San Giorgio. Il problema principale per i passeggeri soccorsi è l’ipotermia per il grande freddo subito. 

Nel porto di Bari è arrivata la nave mercantile Spirit of Piraeus che trasporta 49 naufraghi tra cui cinque italiani. La nave porta container era diretta verso Brindisi ma per il maltempo e il mare grosso è stata dirottata verso Bari. I naufraghi a bordo stanno tutti bene anche se infreddoliti e affamati.

Lo stato di salute della Norman Atlantic era stato certificato da Rina Services – ​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​ società del gruppo Rina, che cura i servizi di classificazione navale, certificazione, verifica di conformità, ispezione e testing . Dai controlli effettuati risultava in grado di navigare in sicurezza. Il certificato di classe e il certificato sicurezza passeggeri erano stati rinnovati nel luglio 2014. Rina Services scrive nella scheda della Norman Atlantic che “secondo le informazioni in possesso di Rina la nave non ha prescrizioni a carico”. Costruita dai Cantieri Navali di Porto Viro (Rovigo) nel 2009, la Norman Atlantic e’ proprieta’ della Visemar di Navigazione srl di Porto Viro. In soli cinque anni la nave ha già cambiato nome tre volte. Quando è stata varata  il suo nome era Akeman Street, poi era stato modificato in Scintu, a gennaio di quest’anno era stata rinominata con Norman Atlantic
La nave risulta oggi di proprietà di Visemar di Navigazione. Prima risultava noleggiata alla società T-Link, quindi a Siremar, poi a Gnv e a Moby, quindi a LD Lines e più di recente a Caronte and Tourist. Sei cambi di proprietà in soli cinque anni.  Lo scorso 19 dicembre 2014, spiega Carlo Visentini, amministratore delegato della Visentini Group, “il traghetto è stato sottoposto ai periodici controlli di funzionalità, come previsto dalle procedure, nel porto di Patrasso. Controlli che hanno confermato lo stato di piena funzionalità della nave”. L’armatore conferma comunque che nel corso delle verifiche era stato riscontrato un lieve malfunzionamento di una delle porte tagliafuoco, la numero 112, situata al ponte numero 5, ponte sovrastante a quello da dove sembrerebbe, con le informazioni finora disponibili, essersi sviluppato l’incendio. “Ma è stato immediatamente eliminato a soddisfazione degli organi ispettivi competenti e la nave ha potuto prendere servizio”. Sul Norman Atlantic, conclude l’armatore, “vi sono un totale di 160 fra porte e aperture tagliafuoco”.

Tra le cause dell’incendio al momento si ritiene che sia scoppiato nell’area garage trasformando la nave in un inferno di fiamme e fumo. Secondo quanto riferito da alcuni camionisti dei Tir stipati nella stiva della nave, “la parte alta dei mezzi pesanti faceva attrito col soffitto del garage, i tir erano carichi di olio e schiacciati come sardine, ballavano per le onde alte”, hanno detto al telefono al quotidiano greco To Vimae e riportato da Il Fatto: “Facile che una scintilla sia partita da lì”.

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