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Cambio di strategia: Berlusconi va in aula

I suoi fidati numeretti gli dicono infatti che se provasse a scansare il processo con un’altra delle innumerevoli leggine ad personam stavolta farebbe harakiri. Le immagini dall’aula verrebbero comunque diffuse dalle tv che non controlla direttamente (Rai3, Sky con tutti i suoi canali, La7, tutte le private minori e le corazzate straniere). Mentre se sarà presente e combattivo l’audience sarà colossale. E le elezioni amministrative sembrano messe lì apposta per sfruttare l’occasione.

L’audience è però solo un terreno che permette di apparire molto più di altri, ma non garantisce di per sé il successo. Se sbaglierà qualcosa nella sua difesa Berlusconi potrebbe pagare carissimo ogni errore. L’uomo, specie negli ultimi anni, sembra incapace di controllare attentamente quel che dice, insofferente per il contraddittorio e letteralmente incontenibile. Un vero problema, davanti a una corte “normale”, che non ha – non deve istituzionalmente avere – nessuna soggezione al cospetto di un presidente del consiglio.

L’altro elemento che potrebbe aver indotto Berlusconi a scegliere questa strada rischiosa sembra proprio la capacità minatoria della sua presenza sui vari testimoni. Un conto è rispondere alle domande del giudice o degli avvocati dovendo tener conto solo del proprio interesse processuale, un’altra è sentirsi gli occhi addosso dell’uomo più potente e vendicativo d’Italia; contro il quale si è peraltro chiamati a deporre. Per delle ragazze altamente ricattabili – come le intercettazioni hanno rivelato – il dilemma può diventare paralizzante.

Berlusconi insomma rischia tutto. Ma non può fare altro. La sua logica somiglia più a quella di un giocatore di poker o di un rapinatore, che non a quella di un politico o un imprenditore. Il rilancio, il “venite a vedere”, l’innalzamento dell’asticella o un passo più avanti verso il baratro, sono la sua vera cifra. Totalmente extra-istituzionale.

Esiste insomma anche la possibilità che travolga – con la potenza dei media che controlla e magari una chiamata alla “sua” piazza – anche l’argine in fondo sottile del potere giudiziario. A quel punto non resterebbe che un uomo solo – nel senso più disperante del termine – a rappresentare l’ultimo, fragile, ostacolo al rovesciamento costituzionale nel suo contrario (il potere personale impunibile contrapposto alla premiership democraticamente sotto tutela).

L’abbiamo ripetuto sempre, agli apprendisti stregoni che accantonavano gli strumenti dell’opposizione politica e sociale per affidersi unicamente al contrappeso rappresentato dalla magistratra: non è questo che potrà fermare un blocco di potere geneticamente golpista.Come ci mostra il Nord Africa, magari a sorpresa, solo un sollevamento popolare può mettere in discussione i potentati “personalizzati”. I contrappesi istituionali – privi di investitura “elettorale”, come ci viene a ogni pie’ sospinto ricordato dagli sherri del Pdl – sono un argine morale solo per chi si dispone a rispettarne le funzioni. Non è questo il caso del patron di Fininvest e Mediaset.

Prepariamoci dunque alla battaglia finale tra un blocco di potere “perbenista” e tiepidamente schierato a difesa della Costituzione formale (che pure ha sgangherato per prima, andando a metter mano – con maggioranza semplice – al “Titolo V” – e un altro impresentabile nel mondo circostante l’Italia, oscenamente proteso alla pura affermazione della propria capacità di prevalere; ricettacolo d’ogni disvalore e di interessi in senso lato para-illegali.

Naturalmente, ogni discussione politica sarà sequestrata dalle immagini televisive registrate nel Tribunale di Milano, facendo di noi tanti ridicoli spettatori impotenti per pura passività. L’Italia dei bar e dei mercatini, così come quella dei salotti buoni e delle redazioni giornalistiche, dimenticheranno in un attimo tutti gli altri problemi: crisi, disoccupazione, inflazione, rivolte del Mediterraneo. Solo iniziative di lotta potenti, massive, rumorose e durevoli potranno rompere lo specchio deformante designato dal plot “Berlusconi contro tutti gli altri poteri”. E’ ora di uscire dallo schema. E romperlo. L’11 marzo è solo il primo appuntamento.

 

p.s.

Per chi volesse “toccare con mano” lo squallore del mondo arcoriano, può leggere le intercettazioni su cui si basa il processo, qui di seguito in allegato.

intercettazioni_caso_ruby.pdf

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