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No War. Guardiamoci le spalle dai finti tonti

 “Una cosa è la Risoluzione dell’ ONU, un’altra è la sua applicazione. Una cosa è difendere i diritti umani. Un’altra è scatenare una guerra”. Il Coordinatore nazionale della Tavola della pace, Flavio Lotti, di fronte alla prevedibile escalation militare scatenata dalle potenze della Nato, avanza piuttosto tardivamente critiche e perplessità sull’intervento militare in Libia, sottolineando poi che “la Carta dell’ Onu autorizza missioni militari (art. 42), non qualsiasi missione militare”. Un ragionamento che appare piuttosto singolare davanti alla nettezza e alla discrezionalità della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha avallato i bombardamenti e le azioni militari in Libia ben oltre la no fly zone. “L’iniziativa militare contro Gheddafi – argomenta Lotti – è stata assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo,che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato, ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto. Si poteva iniziare in modo peggiore?”.

Di fronte a queste argomentazioni, la replica viene purtroppo fin troppo facile: secondo Flavio Lotti poteva andare diversamente? Oppure ritiene di aver rimosso definitivamente l’ambiguità di quel “Forza Onu” della marcia Perugia-Assisi nei momenti peggiori delle guerre preventive di Bush? Delle due l’una: o si pensa che possa esistere ed essere accettabile un imperialismo dal volto umano (magari europeo e non statunitense) oppure si comincia a guardare in faccia la realtà di una sinistra interventista, complice e coerente con quel modello di sanguinosa ingerenza umanitaria sperimentato dalla Jugoslavia in poi. A doversi vergognare non è solo Berlusconi per i suoi baciamano di ieri trasformatisi nei bombardamenti di oggi sulla Libia.

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