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Maroni porta la guerra in Parlamento

Nessuna illusione. Il potere è un collante formidabile. Sempre. Ma diventa insufficiente quando altri poteri bussano alle porte, mentre la tua “base sociale” mostra un’insofferenza autentica. L’anima “popolare” della Lega ha sofferto come poche altre la vicenda Ruby, ma ha mandato giù in attesa del “compimento” del lungo e tortuoso percorso del “federalismo”. La guerra contro la Libia non tocca affatto quest’area di consenso, ma erode quello tra le imprese (vedere la nota intitolata da noi “Interessi in libia. La ciccia dietro il disagio leghista”) piccole e grandi che vedono i concorrenti francesi, britannici e tedeschi scalzarli dalle posizioni faticosamente raggiunte, senza neppure l’aiuto dell’Istituto del commercio estero.

A ciò dobbiamo aggiungere le pulsioni che dentro Confindustria hanno determinato la convocazione – un fatto straordinario, nella storia dell’associazione degli impreditori – dell’Assise. Il 7 maggio, il giorno dopo lo sciopericchio generale accettato a malincuore da Susanna Camusso, gli imprenditori italiani si vedranno a porte chiuse (“fuori la stampa e la politica”, è l’ordine di scuderia per l’organizzazione) per decidere cosa fare insieme per canbiare il corso del paese. Tutto sembra congiurare per un benservito al governo Berlusconi e l’investitura a nuovo figliol prodigo, Luca Cordero di Montezemolo.

Altri segnali. Il bastone mediatico dell’antiberlusconismo, La Repubblica, ha improvvisamente “scoperto” le virtù moderate di Giulio Tremonti, il vero factotum economico di cui la Lega si fida ciecamente. Al punto da inviare ripetutamente il giovin lecchino, Massimo Giannini, a lenzuolare interviste col ministro dell’economia.

Tutti si ricollocano come in attesa del terremoto. Cercano terreni più saldi, aprono strade alternative epr allenaze futuribili o solo ipotizzabili. Hai visto mai…

In questo quadro va dunque collocata l’autentica mazzata inferta stasera dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, alla stabilità del governo.

«Siamo rimasti sorpresi perché nell’ultimo Consiglio dei ministri Berlusconi era contrario ai bombardamenti. Noi non cambiano idea da un giorno all’altro. I bombardamenti intelligenti, per definizione, non esistono. Sarebbe solo un giudizio di fattibilità, se non seguisse l’unica minaccia che – in una democrazia parlamentare con una maggioranza raccogliticcia – è davvero tombale:«Mi sembra inevitabile che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa così rilevante. Lo chiede l’opposizione, noi non siamo contrari. Ho parlato con Bossi: la linea della Lega sulla questione della Libia non cambia, ed è quella espressa dal segretario e riportata dalla Padania».

Come ogni minaccia che si rispetti, Maroni offre anche la via di fuga: «Il governo è in pericolo solo se non fa quello che deve fare». Ovvero, Berlusconi deve ricordarsi che sta in piedi perché la Lega lo sostiene, non quando parla con Sarkozy o Obama.

E’ l’inizio della fine? Mai dire mai, con questi voltagabbana. Ma ogni strappo indebolisce un tessuto che sembra tenere ogni giorno di meno.

 

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