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I dieci giorni che stressarono il governo

Noi non siamo come quelli di Repubblica o del “manifesto”, che gli scappa un urletto di gioia ogni volta che si intravede la possibilità che il governo Berlusconi III chiuda qui la sua avventura e il Cavaliere la sua carriera politica. però dobbiamo ammettere che i segnali provenienti dalla Lega – l’unico alleato di ferro, dal ’96 ad oggi  sono sempre più chiari.

«Di certo non ci faremo trascinare a fondo e comunque non perderemo al ballottaggio». Umberto Bossi, conversando con i cronisti a Montecitorio, ha analizzato il voto a Milano rinviando di fatto a dopo il ballottagio ogni decisione sulle conseguenze politiche.  A chi gli chiedeva se «la Lega sia pronta a mollare il Pdl in caso di sconfitta al ballottaggio» ha risposto, appunto, con il «non ci faremo trascinare a fondo». A chi invece gli chiedeva in qualche misura lumi sullo stato dei rapporti interni alla «maggioranza», fino ad osare un timido «ma ha sentito Berlusconi?», il senatur si p limitato a rispondere «no».

Intanto il governo è finito cinque volte in minoranza nelle votazioni di ieri alla Camera. Nulla di decisivo, erano ordini del giorno senza grande efficiacia pratica. Ma si parlava di Carceri e di armamenti, e in qualche modo è sembrato significativo. E soprattutto è stata notata l’assenza di metà dei “responsabili” scilipotiani, senza troppe distinzioni tra chi aveva già avuto l’agognato sottosegretariato e chi no.

Il governo è stato infatti battuto in aula nel pomeriggio su un ordine del giorno presentato dall’Italia dei Valori, relativo alla legge di ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle bombe a grappole che è risultato approvato nonostante il parere contario dell’esecutivo.
Questa mattina il centrodestra era già stato sconfitto altre quattro volte sulle mozioni relative alle carceri, con approvazione a sopresa dei documenti dei gruppi di opposizione (Pd, Idv e Fli) e bocciatura del documento presentato dalla maggioranza, con parere favorevole del governo.
L’ordine del giorno presentato da Di Stanislao, deputato Idv, è passato per tre voti (267 voti a favore, 264 contrari, due gli astenuti).
Nel testo, spiega il deputato, si ripropongono i contenuti di una proposta di legge già presentata alla Camera e riproposta dalla maggioranza al Senato. La premessa “è la presenza in Italia di banche che lavorano investendo nel settore delle armi” e per questo “si chiede al governo di valutare l’opportunità di controlli maggiori sugli intermediari per contrastare il finanziamento di produzione, uso, riparazione” di armi e in particolare di bombe a grappolo.

Dinamica diversa invece in commissione Giustizia della Camera, dove è stato bocciato con 26 no e 17 sì il testo unificato sull’omofobia messo a punto dalla relatrice Paola Concia (Pd). Contro il provvedimento hanno votato i deputati del Pdl, della Lega e dei Responsabili. L’Udc si è spaccata: Luisa Santolini e Roberto Rao hanno votato contro, mentre Lorenzo Ria si è astenuto. Il Pd ha quindi chiesto che si ritornasse al testo originario, quello firmato dal deputato del PD Antonello Soro. Dal voto ha preso le distanze dalla scelta del Pdl di votare contro, il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. “Il Popolo della Libertà – ha detto il ministro – col voto di oggi in commissione, ha perso un’occasione. Il testo, infatti, non prevedeva il reato di omofobia, ma introduceva aggravanti per i reati commessi a scopo discriminatorio; una norma di stampo europeo. Voterò a favore del provvedimento non appena arriverò in aula”. Il ministro da una parte la maggioranza dall’altra insomma.

Se son rose, fioriranno. Ma, ripetiamo, siamo già in un’altra fase politica.

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