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L’Italian Revolution ci prova

Qui da noi ci si prova. I ragazzi riuniti in assemblea a piazza San Giovanni non hanno ansie da prestazione. Ieri, per dire, non c’era il pienone. In una delle scorse riunioni, invece, pare fossero in 400. «Il turn over è altissimo, non c’è nessun obbligo di stare in piazza», spiega uno di loro. Ancora stasera, alle 19, è possibile partecipare a un assembramento che ha le modalità della classica assemblea di piazza: striscioni, banchetti, eccetera. Ma chi è interessato a prendere la parola, può trovarli allo stesso posto tutti i giorni alle 19. Come comunicare, è ovvio: Facebook, e il sito italianrevolution.org. Democrazia diretta è facile a dirsi, difficile a farsi. Loro lo sanno, ma dello slogan vanno fieri: «Democrazia reale ora». In quanto al fatto che il tutto sia apartitico (ma non apolitico, tengono a specificare) è ovviamente un buon modo per intercettare un sentimento diffuso. Ed è sicuramente una volontà genuina, esercitata con il massimo della correttezza. Ma non è che tutti nascano in piazza. E certi atteggiamenti, certe parole d’ordine, non si fa fatica a riconoscerli. Intercettiamo anche un ragazzo con la maglietta arancione degli umanisti. Come è vero che a qualcuno dal «microfono aperto» parte il termine «compagno», ma si corregge subito: «amico, confratello, cugino, come vi pare». Grande sfarfallio di mani. Perché questa è una delle poche regole. Non si interrompe chi parla, ma chi ascolta può inviare segnali silenziosi. Ad esempio, sfarfallio di mani significa mi piace, braccia a X, non mi piace. Le altre regole sono: non violenza e niente droga o alcol in piazza. Questa ultima decisione è stata mutuata dalla piazza spagnola: «Per prendere decisioni, meglio essere lucidi».

Se questa è, più o meno, la carta d’identità bisogna capire dove si vuole andare a parare. «L’obiettivo è arrivare all’autunno con una piattaforma il più possibile condivisa e popolare», spiegano. Gli argomenti più “battuti” per ora: non violenza, istruzione, nucleare e acqua pubblica, consenso e ovviamente organizzazione di questa “cosa”. Qualcuno già parla di occupazione della piazza. In internet, in collegamento con la Spagna, gira la data del 15 ottobre per una manifestazione mondiale. Ma quanto è vero che di uno spazio pubblico, liberato da fardelli identitari, sia necessario lo dimostrava ieri una giovane ragazza rom rumena, “di stanza” nella piazza con la sua famiglia. Si è seduta insieme agli altri, sfarfallava pure le mani. Manco a dirlo, uno degli uomini le ha rotto le scatole finché non è stata costretta ad alzarsi. Ma la ritroviamo dietro un angolo, che battaglia per tornare dove le piace stare.
da “il manifesto” del 5 giugno 2011

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