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Il governo ricomincia con la caccia agli immigrati

Il decreto legge in materia di immigrazione approvato oggi dal Consiglio dei Ministri è stato illustrato dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi tenuta insieme al  premier Silvio Berlusconi. Il decreto prevede il ripristino della procedura di espulsione forzata immediata per tutti gli extracomunitari clandestini che vengono ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato; sono a rischio di fuga; sono espulsi con provvedimento dell’autorità giudiziaria; violano le misure di garanzia imposte dal questore o violano il termine per la partenza volontaria. Inoltre viene introdotto l’allontanamento coattivo (espulsione) anche dei cittadini comunitari, per motivi di ordine pubblico se permangono sul territorio nazionale in violazione delle prescrizioni previste dalla direttiva europea 38/2004 sulla libera circolazione dei comunitari. Con il decreto, viene anche prolungato il periodo di detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed esplusione) fino a 18 mesi. Sono previste anche “misure di garanzia” idonee ad evitare il rischio di fuga degli immigrati. La violazione delle misure viene punita con la multa da 3.000 a 18.000 euro

Il governo, grazie al decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, ritiene di aver dato attuazione alle due direttive europee ma anche alle eccezioni sollevate dalla Corte di giustizia dell’Aja e dalla Corte Costituzionale sulle procedure di espulsione dei cittadini extracomunitari dal territorio italiano. “La misura assunta oggi – ha sottolineato Maroni – fa venir meno la libera interpretazione della magistratura che prevedeva, in questi casi, solo il foglio di via”. E’evidente fin troppo il tentativo di Berlusconi e della Lega (alla vigilia del raduno di Pontida) di recuperare i consensi perduti tornando a stuzzicare gli “animal spirit” della pancia profonda del paese contro gli immigrati. Con il rischio, come al solito di strafare. L’Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr), infatti, ha “appreso con stupore quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Franco Frattini ai microfoni del Tg1, secondo cui vi sarà un coinvolgimento dell’Unhcr in azioni di prevenzione e contrasto del flusso di migranti provenienti dalla Libia e diretti verso le coste italiane”. Lo afferma la portavoce Laura Boldrini, interpellata da TMNews. L’agenzia delle Nazioni Unite tiene d’altronde a precisare che “non vi è alcun tipo di coinvolgimento riguardante tali operazioni e ribadisce la propria contrarietà a ogni azione di respingimento in mare di migranti diretti verso le coste italiane”. Dall’inizio della crisi in Libia, fanno notare dall’Unhcr, oltre un milione di persone si sono riversate nei paesi confinanti, in particolare Tunisia e Egitto che “nonostante la delicata fase di transizione, hanno continuato a tenere le frontiere aperte ottemperando ai loro obblighi internazionali”. “Ad oggi dalla Libia – osserva Boldrini – sono giunte in Italia circa 18mila persone, meno del 2 percento del totale dei fuggiaschi”. L’Unhcr “auspica quindi di poter chiarire con la Farnesina la natura di tali affermazioni”.

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