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Milano. Oggi l’autopsia sulla morte dell’uomo fermato dalla polizia

Si attendono per stasera i risultati dell’autopsia di Michele Ferrulli, il 51enne deceduto giovedì sera a Milano durante un fermo di polizia. Secondo le forze dell’ordine, per “arresto cardiocircolatorio” dovuto a un malore; secondo l’avvocato della famiglia, per le percosse che avrebbe subito.
Un video che riprende la scena, girato con un telefonino presumibilmente da un passante dall’altra parte della strada, trasmesso da diversi media, mostra Ferrulli, disteso in strada davanti alla Volante con vicino diversi agenti. Secondo il primo referto stilato dai medici dell’ospedale dove Ferrulli è stato portato giovedì notte, sul cadavere vi sarebbero alcune lesioni sui polsi, compatibili con le manette, ma non segni di traumi o ematomi tali da far pensare a un pestaggio. In attesa che gli esami autoptici chiariscano, si spera definitivamente, le cause della morte del 51enne, la Squadra Mobile sta recuperando per conto del magistrato tutti i filmati delle diverse telecamere di sicurezza presenti in zona, a partire da quelli di una farmacia poco distante dal bar “La Miniera” e che potrebbero restituire dettagli importanti. Ai quattro agenti che lo hanno fermato è arrivato l’avviso di garanzia per omicidio preterintenzionale.

Qui di seguito un articolo della cronaca locale del Corriere della Sera con delle testimonianze su Michele Ferrulli.

“Una persona normale, un lavoratore, magari impulsivo, ma sicuramente non un balordo”: così i vicini di casa descrivono Michele Ferrulli, 51 anni, morto giovedì sera a Milano dopo essere stato arrestato dalla polizia per schiamazzi davanti a un bar. Tuttavia, chi accetta di parlare con i cronisti lo fa solo con la garanzia dell’anonimato. Ferrulli, grande e grosso, molto robusto, negli ultimi anni decisamente sovrappeso e sofferente di cuore, abitava con la moglie e i due figli, una ragazza e un ragazzo 21enne, in via del Turchino a Milano, poco lontano dal bar «Miniera» di via Varsavia, davanti al quale è morto. «Da quello che sappiamo era un lavoratore onesto, che si occupava di ristrutturazioni edilizie», raccontano i vicini. Per arrotondare faceva anche il facchino, in zona Ortomercato. «Certo, era uno che stava spesso per strada davanti ai bar, ma non abbiamo mai sentito di problemi», dicono i vicini. Nel 2007 Ferrulli aveva chiesto l’aiuto del comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti per cercare di risolvere la sua situazione di occupante abusivo. La presidente del comitato, Franca Caffa, racconta di una situazione familiare molto disagiata. In quel periodo Ferrulli era stato indagato per violenza, resistenza a pubblico ufficiale, occupazione abusiva e danneggiamento perché si era opposto allo sgombero della sua abitazione, sempre in via del Turchino. Un sindacalista dell’Unione inquilini che preferisce non essere citato lo descrive come «una persona sempre pronta a lanciarsi in tutte le cause». Dopo la sua morte, sul portone esterno del palazzo dove abitava è stato esposto un cartellone con alcune foto dell’uomo durante un presidio anti sfratto a settembre scorso e la scritta «Michele uno di noi», firmato CIMP (Comitato inquilini Molise-Ponti).

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