Menu

Sindacati, imprese, banche: tutti “uniti per la crescita”

Il testo dell’appello.

«Serve un patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali»

Guardiamo con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari. Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell’Italia. Siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell’economia italiana ed è connessa a un problema europeo di fragilità dei Paesi periferici. A ciò si aggiungono i problemi di bilancio degli Stati Uniti.

Ma queste incertezze dei mercati si traducono per l’Italia nel deciso ampliamento degli spread sui titoli sovrani e nella penalizzazione dei valori di Borsa. Ciò comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese. Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori. A tal fine si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione.

Abi, Alleanza Cooperative italiane (Confcooperative, Lega cooperative, Agci), Cgil, Cia, Cisl, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Reteimprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl

*****

Imprese e sindacati uniti su crisi: serve Patto per la crescita

Appello parti sociali per assunzione responsabilità comune e discontinuità. Opposizioni: siamo con loro, cambiare subito governo

 

Roma, 28 lug. (TMNews) – Imprese e sindacati lanciano un appello comune al governo, inedito e dai toni drammatici, chiedendo subito un Patto per la crescita, per dare un segnale di discontinuità ed evitare che la dinamica dei mercati finanziari porti a una situazione insostenibile per il Paese.

“Guardiamo con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari”, affermano Confindustria, Abi, Rete imprese Italia, Alleanza cooperative, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Confapi. “Il mercato – sottolineano le parti sociali – non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell’Italia. Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari, con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori”.

Per questo “si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali. Serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti e una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione”.

L’appello, da cui si è dissociato il leader della Uil Angeletti nonostante la firma in calce all’appello ( “è un comunicato – ha detto – che in altri tempi si sarebbe definito in puro stile doroteo: non appartenendo questo stile al nostro patrimonio culturale, in quel comunicato non possiamo riconoscerci”) è stato fatto proprio dalle opposizioni, Pd e Idv in testa, che hanno chiesto le dimissioni del Governo Berlusconi.

“Mi è sembrata – ha commentato il segretario del Pd Pierluigi Bersani- una novità importante sia dove segnalano i problemi che abbiamo, sia dove si segnala una richiesta d discontinuità: dare a questa fase di gestione dell’Italia un carattere di novità”. E “questa è la risposta che possiamo dare a noi stessi e ai nostri mercati: è su questo che bisogna lavorare”

 

*****

Gode il “parito di Repubblica”, che vede tutto nel semplicistico schema “a favore del governo o contro il governo?”

Le parti sociali sferzano il governo: “C’è la crisi, è ora di cambiare linea”

Imprese, sindacati, artigiani,commercianti, banche, agricoltori: tutti insieme per chiedere “un patto per la crescita”. “Serve discontinuità”. Ma la Uil si dissocia: “Stile doroteo, non ci stiamo”

ROMA – Un appello comune, inedito e dai toni drammatici.  Banche, imprese e sindacati (esclusa la Uil) fanno fronte comune e si rivolgono al governo chiedendo un patto per la crescita, per dare un segnale di discontinuità ed evitare che la dinamica dei mercati finanziari porti a una situazione insostenibile per il paese. E’ questo il senso della nota congiunta di Abi, Alleanza cooperative italiane (Confcooperative, Lega cooperative, Agci), Cgil, Cia, Cisl, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Teteimprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl e Uil (che poi prenderà le distanze). Tutti uniti davanti ad una crisi economica che non passa e ad una speculazione che non allenta la morsa.

“Guardiamo – si legge nella nota – con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari. Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell’Italia. Siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell’economia italiana ed è connessa a un problema europeo di fragilità dei paesi periferici. A ciò si aggiungono i problemi di bilancio degli Stati Uniti. Ma queste incertezze dei mercati si traducono per l’Italia nel deciso ampliamento degli spread sui titoli sovrani e nella penalizzazione dei valori di borsa”.

“Ciò – proseguono imprese e sindacati – comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese. Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori. A tal fine si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione”.

Chi si chiama fuori è la Uil. “Un comunicato che, in altri tempi, si sarebbe definito in puro stile doroteo. Non appartenendo questo stile al nostro patrimonio culturale, in quel comunicato non possiamo riconoscerci”, afferma il segretario generale Luigi Angeletti.

 

*****

e naturalmente IlSole24Ore si incarca di chiarire la portata e la misura dell’iniziativa….

Il coraggio di cambiare, la politica non può più tacere

Fabrizio Forquet

Giorgio Napolitano aveva chiesto un nuovo sforzo di coesione nazionale dopo l’approvazione in tempi record della manovra. E un primo segnale è arrivato. Chiaro e distinto.

A lanciarlo sono le 17 associazioni imprenditoriali e del lavoro che hanno firmato ieri il documento congiunto sulla crescita. È l’intero mondo della produzione (con la sola dissociazione della Uil) e della finanza italiana che si dice pronto a fare la propria parte. Ora tocca alla politica dimostrare di saper esserci, con il ruolo e le reponsabilità che le sono proprie.

«Rigore e crescita – aveva scritto Il Sole 24 Ore, all’indomani dell’approvazione della manovra, nel suo Manifesto per lo sviluppo – sono un binomio inscindibile. La manovra va nella direzione giusta del pareggio di bilancio, ma è indispensabile una fase due che ponga la crescita al centro della politica economica. Il metodo della coesione ha dato buoni frutti e va riproposto». Quelle parole erano state apprezzate e rilanciate dal capo dello Stato, che in una lettera al Sole aveva invitato «ciascun soggetto politico o sociale» ad «esprimersi in termini puntuali» sul da farsi, in modo da far emergere «ogni possibile condivisione».

La risposta non si è fatta attendere.
Davanti alla pressione insistita dei mercati sulla tenuta dei titoli italiani, le parti sociali hanno saputo prima offrire il loro contributo con una serie di proposte di merito, come chiedeva Napolitano. Poi il salto di qualità con il comunicato congiunto di ieri in cui le forze produttive si assumono le proprie responsabilità per un vero e proprio Patto per la crescita e invocano una «discontinuità» capace di realizzare un progetto forte di sviluppo.
È un messaggio che trae forza dalla capacità, davanti a un passaggio cruciale per il Paese, di mettere da parte le divisioni e gli interessi di parte, facendosi carico di un atto di volontà nell’interesse di tutti. Perciò la politica, questa volta, non può restare inerte.

È sua, innanzituto, la responsabilità di avviare una fase nuova che possa restituire credibilità all’intero sistema Paese dinanzi ai mercati e al mondo. La manovra approvata in tempi record è stata importante. Ma l’incapacità, anche in quella sede, di tagliare i costi dei partiti e delle assemblee elettive è stata un segnale preoccupante della mancanza di consapevolezza della fase che si sta attraversando.
Preoccupa quella insensibilità. E ancora di più preoccupa l’assenza di un programma draconiano per la crescita.
Già all’inizio dell’anno le parti sociali avevano saputo proporre una prima agenda per la produttività. Quelle indicazioni non hanno trovato un vero interlocutore sul fronte della politica. Ora ci si riprova. Con più forza e più unità di allora. Nella consapevolezza che intanto il rilancio si è allontanato ulteriormente e i mercati si sono fatti sempre più minacciosi.
C’è un sinistro aleggiare intorno all’Italia. Ignorarlo sarebbe un grave atto di irresponsabilità. Le politica ne tenga conto. L’Italia ha sempre saputo dare il meglio di sé quando è stata messa con le spalle al muro. È tempo di tornare a farlo. Perché è chiaro che siamo tornati al punto in cui non ci sono più prove di appello.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *