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Il governo dei piduisti diserta la piazza di Bologna

Il momento del dolore e del ricordo per quel terribile 2 agosto del 1980, in cui lo squarcio della sala d’aspetto della stazione di Bologna si portò via 85 persone, si avvicina. Il capoluogo emiliano – come da tradizione – è pronto a celebrare il 31/o anniversario di quella tragica mattina. Diviso tra commozione e voglia di giustizia e lo sdegno per l’assenza di un esponente dell’Esecutivo sul palco di Piazzale Medaglie d’Oro. Sdegno di Palazzo d’Accursio, che non ha mancato di stigmatizzare il forfait di una figura di spicco del governo per il secondo anno consecutivo, e sdegno dell’associazione dei familiari delle vittime in lotta da sempre per fare piena luce sui mandanti di quella bomba che stroncò tante vite, ferì duecento persone e mise in ginocchio un intero Paese. Se il neo-sindaco Virginio Merola ha bollato la scelta di Palazzo Chigi, rappresentato dal prefetto Angelo Tranfaglia, come «una mancanza di riguardo e di rispetto per la città» e scorge nella sua posizione «una posizione miope che non riesce a vedere la coesione civile» di una Bologna «che in questa ricorrenza si unisce per fare del ricordo e della richiesta di piena giustizia e verità un elemento fondamentale di appartenenza di una comunità», ancor più duro è il giudizio dei familiari delle vittime e del presidente della loro associazione, Paolo Bolognesi. L’assenza di un esponente del governo (l’ultima figura di rilievo a salire sul palco felsineo, subissato di fischi, è stato l’allora ministro della Cultura Sandro Bondi nel 2009) rappresenta «un atto di ritorsione e fuga. I famigliari delle vittime non solo quelli della strage di Bologna ma di tutte le stragi italiane – ha ribadito in questi giorni – hanno parlato molto di mandanti, di P2, di segreti di Stato, della legge 206 che, nonostante gli impegni, non è stata attuata» e che, sottolinea, così inapplicata mostra il profilo di «una grande presa in giro nei confronti delle vittime». Parole dure – come probabilmente duro sarà il discorso che Bolognesi pronuncerà dal palco di fronte alla Stazione, martedì mattina – condivise da un’altra associazione, quella dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. «Abbiamo ragionato, cercato di combattere contro la voglia di pensare male, di fare dietrologia, ma la parola ritorsione rimbomba nelle nostre orecchie come un martello pneumatico, solo così è spiegabile l’assenza di uomini di Governo il 2 agosto a Bologna – scrive il presidente dell’associazione fiorentina, Giovanna Maggiani Chelli -. Se non è così, chi deve batta un colpo: le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice hanno già pagato un prezzo troppo alto per sopportare oggi azioni altezzose e piene di disprezzo. Noi – conclude – il 2 agosto saremo a Bologna». E a Bologna, martedì, saranno due studenti, Fahrana, 11 anni, originaria del Bangladesh e Marco, 14 anni, a introdurre il momento più toccante del 31/o anniversario della strage. I due giovani, poco prima del minuto di silenzio in ricordo delle vittime e dei feriti, leggeranno i versi inediti del poeta Roberto Roversi davanti alla folla assiepata in piazza Medaglie d’Oro, proprio dinnanzi alla squarcio lasciato nella sala d’attesa dello scalo ferroviario il 2 agosto 1980. Al termine del minuto di silenzio, il volo di 85 palloncini bianchi – uno per ognuna delle persone scomparse – e gli interventi del presidente dell’associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, e del sindaco di Bologna, Virginio Merola.

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