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Ferrovie. Non più “pubblico”, non più “servizio”

Il servizio  pubblico abdica alla sua funzione e in questa fuga dà anche un colpo feroce al Pil italiano. I collegamenti ferroviari, in zone altrimenti non facilmente raggiungibili, sono un elemento che alza il valore degli immobili e la ricchezza patrimoniale del paese. Tagliar via il servizio (in pratica restano i binari, ma i treni non ci passano più) significa dunque anche svalutare questo patrimonio.

Una mossa davvero geniale e “sistemica”!!

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Luce Manara
TRASPORTI Legambiente: «La manovra cancella i treni per i pendolari»
Binario triste e solitario

MILANO
Siccome quei 2,7 milioni di italiani che ogni giorno subiscono l’umiliazione di viaggiare su un treno pendolari sono studenti, lavoratori, o aspiranti tali, a leggere il rapporto di Legambiente sui tagli che la manovra riserva al trasporto ferroviario locale tornano in mente le parole del papa: lavorate e vi danno pietre al posto del pane. Sono indigeste ma a qualche viaggiatore potrebbe venire in mente di farne ugualmente buon uso se è vero che il già disastrato trasporto locale verrà massacrato dai tagli agli enti locali che nel 2012 saranno pari a 4,2 miliardi. Anche perché, con le manovre degli ultimi due anni, al servizio ferroviario regionale è già stato tagliato il 75% delle risorse: solo nel 2011 quasi 1,2 miliardi di euro.
Le Regioni non hanno ancora deciso in quali settori saranno costrette a tagliare (sanità, trasporti, edilizia o politiche di sviluppo) eppure le stime di Legambiente sono attendibili. «Le nostre sono cifre molto realistiche – spiega Gabriele Nani – anche se ipotizzano lo scenario più fosco, basta dire che lo stato per il 2011 non ha ancora trasferito alle Regioni quei 425 milioni di euro che sono stati ottenuti solo in seguito alle proteste dei governatori». Del resto che sia in atto lo smantellamento del trasporto regionale lo indicano tre cifre: nel 2010 sono stati corrisposti alle Regioni 1.714 milioni di euro, nel 2011 solo 977 (di cui la metà non ancora versati) e nel 2012 la presumibile miseria di 400 milioni di euro. Significa riduzione delle corse, tagli nei collegamenti principali e anche la beffa dell’aumento dei biglietti – e più automobili in circolazione e città più inquinate e congestionate.
«La situazione evidentemente drammatica – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è destinata a peggiorare ancora di più nei prossimi anni. Con queste risorse, pari solo al 25% di quelle disponibili nel 2010, è impossibile garantire i servizi ferroviari pendolari già fortemente inadeguati. Una prospettiva drammatica per gli oltre 2,7 milioni di italiani che usano il treno per motivi di lavoro e di studio». L’associazione ambientalista un’idea ce l’ha. Si tratterebbe di aumentare il prezzo della benzina senza pesare sulle tasche degli automobilisti. Insomma, prendere un pochino ai ricchi per far funzionare i treni. «Serve un intervento immediato – precisa Cogliati Dezza – e cioé un decreto legge che introduca un’accisa di 3 centesimi per litro di benzina e gasolio al fine di coprire i tagli e soprattutto di dare certezze per il futuro, perché permetterebbe di generare un’entrata annua di 1,3 miliardi di euro». Giusto l’entità dei tagli previsti sul biennio 2011-2012 (1,314 milioni di euro). «E’ un intervento indispensabile – continua Cogliati Dezza – il cui peso in termini di rincari per gli automobilisti può essere recuperato attraverso un’azione seria del governo nei confronti di petrolieri distributori di benzina».
Le Regioni si stanno facendo sentire. E alcune, come la Lombardia – che nel 2012 subirebbe il taglio più consistente con quasi 19 milioni di euro in meno – sono già alle prese con i primi sommovimenti interni. «Alla Regione – dice Damiano Di Simine di Legambiente Lombardia – diciamo no a nuovi rincari delle tariffe e a ogni decisione che penalizzi un servizio pubblico essenziale». Anche a costo di tagliare altrove: «Non si può pensare che se c’è da tagliare si taglia sui pendolari, inefficienze e privilegi ci sono in tutti i settori, sanità inclusa». Il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, spiega così la riconsegna delle deleghe sul trasporto pubblico al governo: «E’ una scelta drammatica ma inevitabile per il taglio di oltre il 75% delle risorse, così si colpiscono solo le fasce più deboli e si mina la coesione sociale della comunità nazionale».
C’è aria di rivolta anche in Campania dove alcuni sindaci del Pd, in polemica con le decisioni prese dall’assessore regionale, minacciano di riconsegnare le fasce tricolori. Il sindaco di Montoro Superiore, Francesco De Giovanni, riassume lo scoramento dell’entroterra: «Saremo più deboli dei paesi del Mediterraneo – spiega – e ancora più lontani dall’Europa. Stanno tagliando le gambe ai territori, già in difficoltà dopo una prima riduzione delle corse, e ad essere penalizzati sono i giovani che saranno in difficoltà per recarsi a scuola».
E i pendolari? Non si sono ancora organizzati, ma presto saliranno sull’ultimo treno.
da “il manifesto” del 14 settembre 2011

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