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Non nominerai il nome di …. invano!

Oggi la Camera dei Deputati esaminerà il disegno di legge – che ormai viene gisutamente definito come “legge bavaglio” – relativo alle intercettazioni e alle rettifiche online. Si vocifera addirittura che la prossima settimana il provvedimento potrà vedere il via libera definitivo. L’enciclopedia in rete Wikipedia continua a rimanere ferma nella sua protesta simbolica.

Nel testo della legge sta facendo molto discutere il comma 29 del decreto, quello relativo alla informazione e alla tutela dei dati telematici da parte delle testate online. Secondo le prime indiscrezioni con l’approvazione del decreto una qualunque persona che si ritenga “diffamata” da una notizia può immediatamente sollevare il problema al sito e chiederne l’oscuramento senza neanche ricorrere a vie legali. La commissione Giustizia alla Camera ha infatto confermato l’obbligo, per le testate online regolarmente registrate, di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo però la lesività non è valutata da un giudice terzo e imparziale ma soltanto dall’opinione del soggetto che si presume danneggiato. In base al contestato comma 29 dell’articolo 1 della legge che regola le norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali chiunque si ritenga offeso da un articolo potrà – indipendentemente dalla veridicità delle informazioni riportate – chiedere la rettifica. Pare che i blog si stiano salvando da questa estrema forma di censura ma i quotidiani online, come appunto è diventato Contropiano, potrebbero uscire fortemente penalizzati dalla nuova legislazione.

Ieri al Pantheon c’è stata una nuova manifestazione di protesta contro la Legge-bavaglio. Diversi manifestanti avevano la bocca coperta da un bavaglio e cartelli con slogan come: “Blog liberi”, “No bavaglio”. Franco Siddi, il segretario della Federazione Nazionale dell Stampa, ha sottolineato come questo: “Non sia un problema della stampa, ma un diritto dei cittadini a essere correttamente informati. L’affondo contro il giornalismo e’ un affondo contro la liberta’ di tutti”. Ilaria Cucchi, sorella del ragazzo morto di botte in carcere a Roma. Lucia Uva, sorella di Giuseppe, fermato dai carabinieri e mai più tornato a casa. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, Domenica Ferulli, la figlia di Michele che ha avuto un infarto durante le più che brusche procedure d’arresto. hanno protestato con le gigantografie delle foto dei loro congiunti contro la legge bavaglio. L’appello era partito dal blog dei genitori di Federico Aldrovandi, un blog decisivo per far partre la denuncia e la campagna che sventò un’archiviazione al termine di due mesi di silenzio stampa o di banalizzazioni della vicenda. In piazza viene annunciato che se la legge verà approvata si ricorrerà alla Corte europea di giustizia e che è in preparazione il ricorso alla Corte Costituzionale. Il prossimo appuntamento è per mercoledì prossimo, 12 ottobre, alle 17 convocato dal Comitato per la libertà e il diritto di informazione che si sta battendo contro il ddl intercettazioni che sarà di nuovo in piazza a Roma al Pantheon.

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