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Contestato l’ultimatum della Commissione Europea

Ieri pomeriggio azione di protesta sotto la sede della Commissione europea organizzata dal Comitato 1 Ottobre, che raggruppa diversi soggetti conflittuali (dalla Rete28Aprile all’Usb, dalla Rete dei Comunisti ad Atenei in rivolta, ecc). Uno striscione è stato messo a bloccare il portone d’ingresso, con su scritto “Contro l’Europa delle banche, noi il debito non lo paghiamo”. Altri cartelli affermavano “No al ricatto della Bce” – con riferimento alla “lettera” inviata al governo berlusconi da Trichet e Draghi – e “No all’ultimatum della Commissione Europea”. “Questa la vera critica contro Sarkozy e la Merkel, non quella che ha fatto Ferrara a Campo de’ fiori”. La dignità di un paese si difende insomma in ben altro modo dall’offendersi perché altri leader europei ridono di Berlusconi.

guarda i video dell’inziativa http://www.libera.tv/videos/1860/no-allultimatum.html

https://www.youtube.com/watch?v=RL1Q6JCP8DM&feature=player_embedded#!


Alcune decine di studenti hanno invece manifestato ieri mattina davanti al palazzo della Cancelleria a Roma e a Campo dè Fiori, sotto la statua di Giordano Bruno. All’interno del palazzo della Cancelleria si è concluso l’intervento del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, presso la sede della “Associazione di fondazioni e casse di risparmio” in occasione della Giornata mondiale del risparmio. Tra gli slogan, cartelli con le scritte «meno banche più banchi, più piazze meno affari», «la borsa o la vita» e «Ok il prezzo è giusto». I manifestanti si sono poi dati appuntamento per una grande assemblea pubblica il prossimo 4 novembre e per la giornata di mobilitazione internazionale «Occupiamo Wall Street».

“No al taglio delle pensioni, no ai licenziamenti ancor più facili, alla flessibilità selvaggia, alle privatizzazioni. No all’ultimatum della Commissione Europea contro le conquiste sociali delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Oggi, mercoledì 26, organizziamo proteste a Roma e in tutto il paese. Il comitato 1° ottobre, l’appello “Noi il debito non lo paghiamo, dobbiamo fermarli” aveva lanciato un appello alla mobilitazionw in difesa delle pensioni, dei diritti, della democrazia, contro il governo e contro i diktat e gli ultimatum dell’Unione europea. I nostri diritti valgono di più dei profitti delle banche.

“Bisogna di nuovo scendere in piazza e avere chiaro che tutti i movimenti di lotta, dai lavoratori ai cittadini indignati, agli studenti, ai movimenti ambientali, hanno oggi due avversari. Da un lato il governo in carica, dall’altro il governo unico delle banche e della finanza che ha commissariato il governo Berlusconi e che vuole imporre le sue decisioni al nostro paese. Non c’è alcuna unità nazionale accettabile per tagliare le pensioni e i diritti dei lavoratori” afferma Giorgio Cremaschi in una nota diffusa ieri “Bisogna mettere in discussione la schiavitù del debito e chiarire che nessuno può pagare oggi i tassi di usura del debito pubblico per salvare le banche” . Dal canto suo la Usb annuncia che le azioni di lotta contro i diktat della Bce non sono affatto concluse “Dopo lo sciopero del 6 settembre e la manifestazione del 15 ottobre USB continua le mobilitazioni contro il pagamento del debito e per non far ricadere ulteriormente la crisi sulle fasce della popolazione che già subiscono pesantemente questa situazione: il tempo di altre azioni di lotta sindacale è ormai arrivato” “Cari Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ridete pure di Berlusconi e fate di lui ciò che volete, ma noi non vogliamo continuare a far ridere i vostri banchieri” conclude in un comunicato l’Usb.

Al contrario, dal Pd giungono aperture pericolose in materia di pensioni: “E’ immaginabile alzare l’eta effettiva con meccanismo di uscita flessibili tra i 62 e i 70 anni con meccanismi di incentivi e di disincentivi”. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha illustrato così la proposta del Pd sulla riforma del sistema previdenziale. Però “attenzione”, aggiunge Bersani, “bisogna fare un pacchetto di riforme” e “non è credibile che chi non ha fatto nulla fin qui domattina faccia queste cose”. Per Nicolosi della Cgil invece “se il disegno di Berlusconi è costringere milioni di cittadini a passare direttamente dal lavoro alla tomba, l’urlo di ribellione diventa assolutamente necessario”. Non si registrano però al momento dichiarazioni analoghe nella direzione della Cgil

 

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